venerdì 26 dicembre 2014

#13 Christmas' at the Smiths'

Mi piace la mia famiglia ospitante perché ha il cognome più diffuso in Inghilterra, quello da stereotipo. Loro, una tazza di tè, una giornata piovosa e sono a posto.
Ma comunque.
Buon Natale in ritardo!!! Spero che le vostre vacanze stiano passando bene, che i pranzi siano stati soddisfacenti e che la scuola vi abbia lasciato un po' di respiro.
Qui le cose vanno bene, bene davvero.
La giornata di Natale l'ho passata in casa, in famiglia.
Il mio piano era quello di svegliarmi alle otto, farmi una doccia e poi scendere di sotto, ma alle sette spaccate i bambini sono venuti a svegliarmi e abbiamo aperto i regali per qualcosa come un'ora e mezza.

Un'usanza inglese che mi è piaciuta davvero tanto è stata quella di fare tanti regali, tutti impacchettati singolarmente. Regali più o meno piccoli, più o meno di valore, ma sempre regali. Dalle cose utili, ai cioccolatini passando per i calzini natalizi.


A pranzo abbiamo mangiato tanto, in un clima sereno e a dire il vero ancora continuiamo, alternando cibo a giochi di società.
Il menù è stato il seguente: antipasto con cocktail di gamberetti, roast dinner a base di  tacchino farcito con cranberries (in italiano?) e carote, patate, parsnips (in italiano 2.0?), Christmas pudding e Tiramisù.
Tutto cibo buono che mi ha lasciato con la familiare, caratteristica, natalizia sensazione di essere piena da scoppiare.

Christmas Cracker
Tiramisù per sentirsi a casa
 


Xmas roast dinner


Per il resto, sia ieri che oggi, non ho fatto molto.
Sono stata in famiglia, al calduccio dentro casa, mi sono riposata e goduta queste feste lontane da casa.
È stato strano abbandonare le tradizioni di una vita -Tiramisù a parte- e ritrovarsi a dover vivere quelle di un altro posto. Strano era non vedere i soliti visi attorno al tavolo, ognuno seduto al proprio posto, come tutti gli anni. E forse ancora più strano è pensare che in Italia le mie cene di Natale si sono svolte lo stesso, i Pandori sono stati ricoperti di zucchero a velo, le persone si sono ritrovate come al solito perché sì, a casa la vita va avanti anche senza di me.
Ancora una volta, auguri.
E passatemi la canzone, sono un po' stanca di Jingle Bells&Co.

"so i wrote you a song,
hope that you sing along,
and it goes,
merry christmas, kiss my (ass)”"
xx
Giulia.

mercoledì 24 dicembre 2014

#12 come stare male e andare a letto sorridendo

Martedì giornata (quasi) tranquilla: sveglia tardi, pranzo con le ragazze, scambio dei regali, casa, cena, mal di pancia, ospedale, morfina, casa di nuovo, sorrisi.
Potrei finire il post così, ma sebbene sia già mezzanotte e tre quarti, devo scrivere qualcosa di più, spiegare, argomentare il palese ossimoro nel titolo.
Subito dopo cena il male alla bocca dello stomaco è tornato, facendomi piegare in due. È la prima volta che mi capita nella nuova casa, con la nuova famiglia e Jody e Alison hanno subito mollato quello che stavano facendo per portarmi all'ospedale mentre Josh è rimasto a casa con i bambini (chiamando poi ogni quaranta minuti per chiedere come andava).
Una volta arrivata, Jody ha spiegato alla segreteria qual era il problema e circa dieci minuti dopo (tempi record!!) un primo dottore mi ha visitato, misurato la pressione, fatto domande e infine mi ha somministrato della morfina e io gli sarò eternamente grata per questo. Come voi saprete, la morfina è un antidolorifico parecchio potente che infatti ha fatto il proprio lavoro placando quasi del tutto la morsa al mio stomaco e la nausea ad esso legata.
In seguito poi sono stata visitata da un altro medico (udite udite, non inglese!) che si è rivelato essere il più strano dell'universo fin da quando mi ha attaccato una pezza tremenda dopo aver scoperto che voglio fare medicina, tirando dentro il figlio, un consigliere non ben definito e la nonna di questo.
Mi è stato prelevato nuovamente il sangue da un'infermiera molto simpatica, ma con l'usta (termine tipicamente ferrarese che può essere solo in parte tradotto con: delicatezza) di un elefante e poi ho aspettato di nuovo.
Alison e Jody si sono i date il cambio per stare con me e nessuno ha detto nulla, ad ulteriore conferma che non era la mia visione delle cose ad essere aliena, ma la situazione dell'altra volta ad essere sbagliata. Ma comunque.
Infine, il nostro dottore preferito è tornato da noi comunicandoci -purtroppo- che dovrò subire un intervento per rimuovere i calcoli. A questo punto, alla lecita richiesta di sapere quando l'operazione avrà luogo, lui ha risposto scioccatissimo di non saperlo perchè non era il suo campo, né tanto meno di sapere quali fossero gli step successivi. Sinceramente, nutro la convinzione che fosse un contadino per sbaglio capitato in ospedale, oppure un pazzo.
Il pensiero di un'operazione mi innervosisce, ovviamente, ma il clima in cui vivo ora e tutta la situazione familiare rendono la cosa davvero molto più semplice da gestire.
So che la mia famiglia ospitante mi sarà vicina durante tutte le fasi -a partire dal prendere l'appuntamento domani fino alla fine della riabilitazione nel caso dovesse essercene in qualche modo bisogno. Ora più che mai sento davvero il concetto di famiglia, ovvero persone che tengono a te, che si preoccupano, che ti dimostrano con le loro azioni di voler essere coinvolti e di non tirarsi indietro di fronte alle difficoltà.
Certo, la mia famiglia rimarrà sempre la mia famiglia, ma questo surrogato è ottimo, quanto di meglio potessi chiedere.
È un po' come mangiare le Gocciole tarocche della Coop e poi scoprire che sono davvero buone.
Arrivata a casa, mi sono accoccolata al calduccio sul divano e ho guardato/aiutato Josh a giocare ad un gioco sull'Xbox che crea dipendenza. 


Sto bene, fisicamente parlando. Sto a meraviglia moralmente.
Non è coerente, lo so. E quello era solo un videogioco, un passatempo spensierato, ma è stato come la ciliegina sulla torta.
Voglio dire che nonostante il male alla pancia ormai solo un fastidio, la tensione per l'operazione, la lontananza di casa, quell'angolo di divano, sotto un piumone caldo, davanti alla TV, l'ho sentito mio, era esattamente il posto dove sarei dovuta essere.
Quindi vado a dormire sorridente e non è tutto merito della morfina.

"Give me a long kiss goodnight,
And everything will be alright,
Tell me that I won't feel a thing
Give me novacaine"

xx
Giulia.

giovedì 18 dicembre 2014

#11 di nostalgia, piedi freddi e tenacia

Mi è stato chiesto di scrivere un post sulle cose negative dell'anno all'estero e io non so da dove cominciare. Non perché ci siano solo cose positive, i momenti o le situazioni difficili ci sono, ma perché non voglio che questo post induca qualcuno a ripensare sulla propria scelta di partire.
L'anno all'estero è la migliore cosa che io abbia mai fatto, la migliore in assoluto, ma non è come bere un bicchier d'acqua. A volte è dura, altre volte molto dura, raramente è una passeggiata, ma rimane un'esperienza grandiosa.
Riformulerei quindi la domanda, perché quest'esperienza non ha lati negativi, ma difficili.
La cosa più immediata è la lingua. Parlare e capire un'altra lingua 24/7 è stancante e ci sono situazioni (scuola, negozi, telefonate) in cui in teoria bisognerebbe capire tutto al volo, ma in pratica si finisce con il ripetere "Sorry?" quindici volte al minuto.
Il più delle volte, poi, la gente dice di capire quello che tu stai cercando di dire, ma tu sai, sai che non hanno afferrato veramente il concetto, la sfumatura che stai cercando di esprimere. E quindi si finisce per arrendersi e dire che sì, esatto, è proprio quello che intendevi.
Poi c'è la nostalgia, che arriva nei momenti più impensabili, la malinconia richiamata dalle azioni dei passanti, le canzoni alla radio, le cose più semplici. Ci sono volte in cui divento nostalgica giusto perchè mi annoio, figuratevi.
E la nostalgia, sia chiaro, non è che se ne vada mai. Non sempre è forte, il più delle volte se ne sta rintanata in un angolino, è giusto un fastidio, quasi impercettibile. È giusto un sorriso meno autentico, lo sguardo un po' più velato, un silenzio inaspettato.
Bisogna abituarsi a lei, addomesticarla, quasi. Paradossalmente, bisogna imparare a sentirsi a casa nella nostalgia di casa.
E infine ci sono i giorni storti, quelli in cui magari mi sveglio con i piedi freddi, o quando ho dormito male, o quando semplicemente non ne ho voglia.
Non ho voglia di adattarmi, farmi capire, mangiare male, mangiare diverso, parlare diverso. Non ho voglia di sorridere alla gente quando non capisco, né di sforzarmi di capire. Non ho voglia di sentire nostalgia, ma nemmeno di impegnarmi a non sentirla.
E questo è l'aspetto più difficile, a mio parere. Perchè prendersela con le differenze culturali è un conto, ma dover fare i conti con se stessi quando proprio non se ne ha voglia è davvero dura.
Ma si resiste, i momenti difficili si superano, e, ve lo garantisco, ci sono tanti, tanti motivi per essere felici.
xx
Giulia.

sabato 6 dicembre 2014

#10 in poche parole

Ciao a tutti,
come state? Vorrei scusarmi per il ritardo, ma in questo periodo non ho internet in casa.
Non ho esaltanti novità, sennonché qui tutto procede davvero davvero bene.
La nuova famiglia si comporta da tale e ogni giorno mi sento sempre più inclusa e ben voluta. Si fanno cose insieme, anche le più banali come andare al supermercato alle otto e mezza di sera (perché sì, qui i grandi supermercati sono aperti 24/7). Mi sento molto più a mio agio qui e perciò riesco a godermi appieno tutto il resto.
A scuola va tutto bene e ho trovato un aspetto dell'insegnamento che preferisco qui rispetto che in Italia: la pratica.
Giovedì, infatti, abbiamo dissezionato un cuore (di maiale)!! È stato super interessante e pure utile; vedere le cose "dal vero" e non solamente sul libro è sicuramente una buona cosa. Ho letteralmente toccato con mano le mie nozioni teoriche. Fantastico.

NB: foto in arrivo. Se siete facilmente impressionabili, scorrete in basso e non fateci caso.

Oggi sono stata a Canterbury per un meeting con l'associazione e ora sono a casa di Mette e Antonia per uno sleepover -e intanto uso il loro WiFi.
Post veloce veloce, giusto per salutare.
A presto,
G.

lunedì 17 novembre 2014

#9 cambio famiglia

Ebbene sì, scrivo questo post da una nuova casa, seduta in un nuovo soggiorno, su un nuovo divano, circondata da nuove persone. E ora posso dirmi davvero felice.

La realizzazione
Ho realizzato di voler cambiare famiglia la notte in cui sono stata in ospedale. Mi sentivo abbandonata, sola e mi sembrava (e così credo tutt'ora) che la mia hostfamily fosse venuta meno nel momento più importante, ovvero quando io avevo bisogno di loro. Non è stata una scelta facile, la prospettiva di cambiare mi spaventava e ancora di più mi spaventava l'idea del confronto, ma ho saputo che era la cosa giusta da fare quando, alla sola idea di andarmene, mi sentivo più leggera.

Il confronto
Tornata a casa dall'ospedale ho però poi dovuto parlare con Anita e ho deciso mentre lo stavo facendo che avrei detto tutta la verità, fino in fondo.
Così le ho rivelato le mie intenzioni, chiarendole le mie motivazioni e le ho chiaramente che volevo cambiare famiglia, perché non ero più felice.

La reazione
Fortunatamente, non sono stata mandata a calci fuori di casa come è successo ad altri exchange che conosco (tra cui le mie amiche Mette e Antonia), ma tutti i rapporti sono mutati. Da parte mia, non mi sentivo più in dovere di sforzarmi, non mi importava più legare con delle persone che avevano tradito la mia fiducia. Loro, invece, avevano iniziato ad essere iper gentili e pieni di attenzioni.

L'attesa
Una volta comunicato ad Interstudies che volevo cambiare famiglia, mi era stato detto che di famiglie nella zona ce ne erano pochissime e che, nel caso non ne avessero trovata nessuna, se avessi comunque deciso di cambiare, avrei dovuto cambiare totalmente area, città, scuola. Tutto, insomma. Ricominciare da capo.
Non era quello che volevo, ma se avessi dovuto scegliere fra quello e restare, sarei andata via.

La ricerca
Alice, la mia area-rep, mi aveva detto di darle qualsiasi contatto io avessi per una possibile famiglia e così io le avevo dato quelli di una signora, la cui figlia era ricoverata con me in ospedale e che, vedendo la mia Odissea, mi era venuta gentilmente incontro.
Allo stesso tempo ero anche andata a parlare con la preside del Sixth Form della mia scuola, che a sua volta aveva parlato con una prof e che, alla fine, ha però detto che stava già ospitando altri studenti e non aveva più posto.
È stato un periodo difficile. Non avevo voglia di tornare a casa, nè di starci' nè di fingere che così non fosse. Allo stesso tempo, dovevo controllarmi e dosare la mia speranza, per paura di rimanere delusa.

La rivelazione
E poi è successo.
Ero all'ospedale per richiedere alcuni esami per la mia salute di ferro (ahah), quando mio papà mi ha scritto un messaggio, dicendomi di aver ricevuto una mail della WEP in cui veniva confermato il mio trasferimento a casa della mamma della signora dell'ospedale.
Io, da sola seduta nella sala d'attesa di uno dei reparti dell'ospedale, sono scoppiata a ridere. Immaginatevi la scena.
È stata una sensazione magnifica che mi ha dato la forza per resistere altri quattro giorni fino a quando, finalmente, domenica ho cambiato casa.

La nuova famiglia
Ora quindi vivo in un'altra parte di Ramsgate con Alison, una signora di 58 anni che lavora nella sanità e il suo figlio minore Joshua (Josh), di 25 anni che sta avviando un'attività. In più in casa c'è anche Diff, il cane.
La signora ha anche un'altra figlia, Jody, ovvero la mia compagna di stanza all'ospedale. Lei, però, vive fuori casa con i suoi due figli, Harry, di quasi 8 anni e Tom, 5.
Le cose qui sono semplicemente perfette.
In famiglia si parla, ci si confronta, si fanno attività insieme e tutti mi hanno accolta benissimo. Josh, all'apparenza timido e riservato, si apre ogni momento di più (e sono qui solo da due giorni!). Mi sembra di vivere un sogno, di nuovo in una famiglia come si deve, con dei legami degni di questo nome, che per due mesi e mezzo avevo cercato di trovare nei freddi, distaccati, distanti modi della mia ex (che gioia dirlo!) famiglia ospitante.

Quindi rieccomi dove avevo iniziato.
Serata tranquilla, solo noi tre a casa e un luminoso proseguimento che mi attende.

"Blackbird singing in the dead of night
Take these broken wings and learn to fly"
Blackbird - The Beatles

sabato 8 novembre 2014

#8 l'Halloween piu' spaventoso della mia vita

Ho scritto e cancellato questo post già svariate volte.
Volevo scrivere qualcosa di posato, non sbilanciarmi troppo. Non cadere nel filosofico, nel poetico, non essere troppo sentimentale, né troppo fredda.
Ma mi sono stancata, quindi questo che leggerete é l'ultimo tentativo, nessuna correzione postuma o ripensamento.

É venerdí pomeriggio, Halloween, e il male allo stomaco che un mese fa mi aveva spinto ad andare a sentire il parere di un medico ritorna. Inizialmente é solo un fastidio, una piccola, trascurabile, scomoda fitta. Poi peggiora.
Peggiora in fretta, tanto che non riesco a toccare cibo, né a stare propriamente dritta. Sono quasi le cinque quando decido di andare dal dottore prima che sia troppo tardi, il weekend è alle porte e non avrò la possibilità di andarci poi.
Mi incamminò così verso la clinica che fortunatamente non é distante da casa mia, ma mi ci vogliono quindici minuti buoni per arrivare, perché ad ogni passo corrisponde una fitta incredibile, che mi toglie il respiro.
La testa mi gira e devo sedermi più volte, ho la vista appannata e, una volta arrivata alla clinica, svengo.
Dopo essermi ripresa, vengo visitata da un paio di dottori, alcune medicine mi vengono prescritte e la segreteria fa venire Anita a prendermi ma, nell'attesa, svengo di nuovo. Il dottore mi spiega che potrebbe essere perche' tutte le mie forze sono concentrate sul male allo stomaco e non altrove.
Una volta arrivate a casa, Anita mi da' alcune delle medicine prescritte dal medico ma, neanche cinque minuti, vomito tutto. Le pastiglie, il cibo, quasi quasi anche l'anima.
Decidiamo cosi' di chiamare l'ambulanza e, non molto tempo dopo, il paramedico arriva a casa nostra e inizia a farmi delle domande per delineare al meglio il dolore e cercare di capirne la causa. 
Controllati i medicinali che mi erano stati precedentemente dati, nota che non corrispondono esattamente a quelli che mi erano stati prescritti e che potrebbero essere la causa dell'aggravarsi della situazione. 
In Inghilterra, mi viene spiegato, prima di andare all'ospedale bisogna accetarsi che la situazione sia veramente grave, percio' mi visita sul divano in soggiorno e mi somministra nuovamente le medicine, questa volta quelle esatte.
Passa una mezz'ora, ma il male e' sempre presente, sempre della stessa intensita'.
Cosi' vado all'ospedale con la macchina del paramedico, mentre Anita resta a casa perche' il giorno dopo deve andare a lavorare.
Arrivo alle otto in un ospedale pienissimo e quasi surreale. Mentre aspetto, sono seduta tra un vampiro e una principessa e sulla gente che entra ed esce dalle varie porte, non si riesce a distinguere fra sangue vero e succo di pomodoro. 
La prima infermiera mi fa alcuni controlli due ore dopo, per poi mandarmi nuovamente nella sala d'attesa fino alle unidici e mezza, quando una seconda infermiera, munita di brillanti ali rosse da diavolo (?) mi preleva il sangue e mi conduce fino alla zona riservata alla pediatria.
Qui, essenzialmente, aspetto. Due dottori diversi mi visitano e, quando arrivano i risultati degli esami del sangue, mi viene detto che dovro' passare la notte in ospedale per degli accertamenti.
Nell'ora che ancora manca prima che mi venga dato un letto, mi sale il panico.
I denti mi fanno male da quanto li stringo, come risposta alla morsa nello stomaco, accentuata dal vuoto che piano piano si allarga nel centro del petto. La nostalgia arriva prepotente e violenta e non riesco a non piangere. La batteria nel cellulare e' quasi finita e cosi' la mia famiglia, quella che non mi avrebbe mai lasciato sola tutta la notte in un ospedale, mi sembra ancora piu' lontana.
Cosi' le infermiere prendono il suo posto, coccolandomi nei rari momenti buchi e rivolgendomi sempre un sorriso, tra il materno e il compassionevole.
Finalmente, alle quattro del mattino, mi viene assegnato un letto e cado in un sonno disturbato.
Da questo momento, la strada si puo' considerare in discesa.
Il giorno seguente mi prelevano nuovamente il sangue, faccio conoscenza con le altre donne in camera con me, mangio il cibo dell'ospedale che non si differenzia poi tanto da quello che ho mangiato fuori e la sera mi rimandano a casa, dicendo che dovro' tornare per altre analisi del sangue e uno scan all'addome.

Nel silenzio della camera d'ospdele ho avuto tanto tempo per pensare ad ogni cosa, per piangere via tutto il mio trucco, per calmarmi, respirare piano e tornare a pensare.
Mi sono trovata in una situazione che non auguro a nessuno. Sola, lontana da casa, dolorante, spaventata, arrabbiata, impotente.
Ma non ho mai smesso di lottare e questa e' una cosa che vorrei passasse, lo spirito battagliero vi servira', se volete fare l'anno all'estero. Vi servira' sempre e bisogna trovarlo anche quando non si ha la forza nemmeno di tenere gli occhi aperti.
Concludo ringraziando anche qui tutti quelli che mi hanno scritto per sapere come stavo, chi si e' preoccupato, chi mi ha piacevolmente sorpreso. Ringrazio i miei genitori, la mia famiglia, i miei amici per avermi aiutato a resistere, a sentirmi meno sola. Grazie davvero.


"Maybe it's not my weekend,
but it's gonna be my year"

xx
Giulia

martedì 21 ottobre 2014

#7 routine

Hello,
qualcuno mi ha chiesto su ask di scrivere un post a tema: la mia giornata tipo.
Oggi tutti i prof si sono scatenati, assegnandoci compiti e dettando scadenze decisive tutte per questo giovedi', quindi mi ritaglio un attimo di pausa dai compiti/ricerche/presentazioni e scrivo questo post.
Se volete sapere qualcosa in particolare, non esitate a contattarmi, saro' felice di aiutare chiunque abbia qualche dubbio o curiosita', trovate tutti i link di lato.

Comunque, allacciate le cinture, ecco il viaggio in una giornata tipo di un'adolescente tipo durante un anno all'estero tipo.


  • 7.00: suona la prima sveglia, seguita ad intervalli di cinque minuti da tutte le altre. Perche' si', appartengo alla fascia di povere anime che fanno davvero tanta fatica ad alzarsi dal letto alla mattina e qui non c'e' il mio papa' che mi viene a chiamare se mi riaddormento;
  • 7.30: finalmente esco dal letto, lasciando il teporino fantastico, per avventurarmi nel freddo della mia camera e prepararmi;
  • 7.58: esco di casa e cammino per un minuto fino alla fermata dell'autobus, o almeno questo sarebbe il piano, ma poi succede sempre che:
  • 8.01: esco di casa spettinata e mi precipito con scatti da centometrista alla fermata dell'autobus che, puntualmente, arriva sei secondi dopo di me e mi trova ansante;
  • 8.35: arrivo a scuola, mi dirigo al mio armadietto dove ripongo il giubbotto e prendo i libri per le prime due ore di lezione, poi mi siedo da qualche parte e cerco di svegliarmi (solitamente sui gradoni che ci sono al centro della mia scuola, in quello che viene chiamato "heart of the school", mentre qualcuno ride di me e della mia costante lotta mattutina);
  • 8.50: first period;
  • 9.45: second period;
  • 10.35: break, ovvero intervallo. Io solitamente ritorno al mio armadietto, mangio qualcosa e poi sto in giro, o ai sopracitati scaloni oppure sui divanetti riservati solamente al Sixth Form;
  • 10.55: third period;
  • 11.50: fourth period;
  • 12.40: (martedi', mercoledi', venerdi') House meeting, ovvero un incontro nella "plaza" della propria casa dove vengono comunicate le novita' o gli avvisi in generale;
  • 12.50: (lunedi', martedi; e giovedi') Mentoring, ovvero un incontro con il proprio "form" e il proprio "form teacher", in cui vengono comunicate informazioni piu' dettagliate, si ha la possibilita' di chiarire i propri dubbi o, se necessario, di chiedere aiuto per qualsiasi cosa;
  • 13.05: Pranzo, finalmente. Ritorno all'armadietto e poi mangio solitamente insieme agli altri exchange nei divanetti del Sixth Form. Relax assoluto per ricaricare le batterie. Qualche volta per pranzo esco con Adel e Jacob e andiamo a comprarci il pranzo da ASDA, un supermercato a sette minuti da scuola per poi girovagare per i reparti indecisi su cosa scegliere.
  • 13.50: fifth period;
  • 14.40: sixth period.
  • 15.30: finisce la scuola e io ritorno a casina. Se il tempo e' bello, vado a piedi. Ci metto circa mezz'ora e non mi pesa, mentre se piove, devo prendere due autobus per arrivare a casa ed e' piu' stressante. Dannata pioggia.
  • 16.10: una volta a casa, se c'e' qualcuno facciamo due chiacchiere mentre beviamo un te', se invece sono a casa da sola, mi rilasso un po'. Ascolto musica, leggo un libro, guardo qualche serie tv, sto su Facebook. 
  • 17.00: arriva il momento dei compiti, che fortunatamente non sono mai troppi, perche' cerco di anticiparmente piu' che posso a scuola durante le ore buche, quindi solitamente in mezz'ora ho finito.
  • 17.40: orario medio della cena, se entrambi i miei host parents sono a casa, se invece lavorano, si cena circa mezz'ora piu' tardi.
  • 18.30: cenare, si e' cenato. i compiti, sono fatti. ho letto, guardato la tv, ascoltato musica, fatto tutto il possibile, quindi il dopo cena e' un po' il periodo della noia. Io comunque solitamente cerco di stare in famiglia, parlando con Anita e Paul del piu' e del meno.
  • 19.30: doccia.
  • 20.00: sento mio papa' su skype e, alcuni giorni, a seguire anche mia mamma. Ci sono giorni in cui ho tanto da raccontare, altri in cui dopo dieci minuti abbiamo gia' finito, altri ancora che per impegni vari non ci sentiamo proprio, ma in linea di massima mi prendo un'oretta per me e mi ricollego all'Italia.
  • 21.00: torno giu' con la mia host family e guardiamo la tv insieme, il sabato e la domenica fisso XFactor.
  • 22.30: mi ricongiungo con il mio lettuccio, per nove ore di sonno mai abbastanza ristoratore.
Quindi ecco la mia giornata tipo.
Non tutti i miei giorni sono cosi', ovviamente. Ci sono giorni in cui finisco prima scuola, quindi arrivo a casa prima e suddivido le cose in modo diverso. Ci sono giorni in cui esco, giorni in cui sono impegnata in attivita' particolari, ma tutto sommato, la mia scansione del tempo e' questa.

Spero che questo post sia stato esauriente,
buona serata a tutti,
xx
Giulia.

domenica 12 ottobre 2014

#6 incontri

Rieccomi!
Fuori inizia a fare davvero freddo, il cielo e' quasi sempre di un grigio pallido, quello che piace a mio papa' perche' dice che rende Ferrara piu' bella.
Qui sicuramente rende tutto piu' caratteristico, in pieno stile british.

Questa settimana e' stata piena di alti e bassi, la piu' bipolare e altalenante finora (ho dovuto controllare come si scrivesse, mi scuso per gli errori di italiano, perche' inizio a non ricordarmi piu' alcune cose).

Lunedi' a scuola sono stata male di nuovo. Ho aspettato per un po' in una stanzina apposta, la "Medical Room", con panche, cuscini, una coperta e un distributore d'acqua e poi, dato che nessuno riusciva a venirmi a prendere e l'Head del Sixth Form era impegnata, mi hanno chiamato un taxi e sono andata a casa.
Ero davvero abbattuta e stanca di stare male, percio' la sera mi Paul e Anita mi hanno accompagnata all'ospedale, dove ho ricevuto un parere medico, una dignosi e una cura. Ora le cose sembrano andare bene.
All'ospedale ho avuto l'ennesima prova della mia strabiliante fortuna.
Il medico che mi ha visitato, infatti, era asiatico (non ben identificato) e con un accento incredibilmente marcato. Ho dovuto cosi' ripetere tutto cio' che mi veniva detto per essere sicura di capire bene. Faticoso, ma alla fine ce l'ho fatta.

Martedi' e mercoledi' sono quindi stata a casa a riprendermi, ma il mio morale ha avuto un crollo.
Il problema, la cosa che piu' ho avvertito in quei due giorni, era la mancanza del concetto di famiglia, ancora piu' che la mancanza della mia famiglia.
La mia host family e' gentile con me, mi ci trovo tutto sommato bene, ma le persone sono generalmente piu' fredde. A tavola si parla poco o niente, la sera sul divano uguale.
Mi mancano le risate, le conversazioni piu' o meno impegnate, le cose fatte insieme, le uscite.
Ma tutte queste mancanze mi stanno temprando, mi stanno rendendo piu' forte, mostrando lati del mio carattere che non sapevo di possedere e facendomi rivalutare l'idea che avevo del mio Paese.

Giovedi' la mia scuola ha deciso di ricordarmi quanto io non capisca la fisica, ma il rientro ha riportato su di quota il mio morale. Nessuna news di particolare rilevanza, se non un Livello 7 (corrispondente al massimo) nella verifica di matematica inaspettatissimo.

Venerdi' e' stato il giorno in cui credo di aver ricevuto piu' complimenti in tutta la mia vita.
Dopo la scuola sono andata prima a Ramsgate e poi in una clinica vicino a casa per registrarmi al GP e avere cosi' accesso ai medici di base.
A Ramsgate ho fatto una foto per la fototessera, o meglio, me la sono fatta scattare dal proprietario del negozio. Arthur, questo il suo nome, mi ha raccontato di aver fatto tante foto, ma che la mia era assolutamente tra le migliori, che il mio sguardo fisso in camera era magnetico.
Davvero carinissimo e super attivo per avere circa novant'anni.
Nel frattempo nel negozio e' entrato anche un ragazzo piu' giovane che, dopo essersi complimentato a sua volta, ha scoperto che ero italiana e ha iniziato a tenere un sermone su quanto gli sarebbe piaciuto visitare il Bel Paese e trovarsi una fidanzata italiana (e, data la stazza, poi mangiarsela, presumo).
Successivamente sono passata a trovare la cameriera dolcina, abbiamo preso un cffe' assieme (che mi ricordava tantissimo quelli che si bevono in Argentina) e anche lei mi ha riempita di commenti carini, finendo per alzarsi nel bel mezzo della conversazione per mettersi il rossetto, perche' cosi' "sfigurava meno".
Infine l'infermiera alla reception della clinica mi ha chiamato "sweetheart" per tutta la durata del nostro incontro ed e' stata la dolce chiusura di un dolce pomeriggio.

Sabato, ieri, sono poi tornata a Ramsgate per vedere la biblioteca.
Leggere mi manca e leggere in inglese mi aiutera' anche con la lingua, quindi la prossima settimana tornero' e faro' la carta.
Dato il bel tempo (oggi totalmente scomparso), ho fatto un giretto per il paese, entrando in alcuni negozietti o semplicemente guardandomi intorno.
Ramsgate mi piace, davvero tanto.


Tra le altre cose, sono entrata in una delle volte vicino al porto, una specie di garage in cui una signora vendeva di tutto. Per tutto, intendo davvero tutto.


Infine oggi sono andata a Margate.
L'idea originale era quella di visitare la "Shell Grotto" e poi rimanere nel paesino, ma alla fine, dopo essere stata alla grotta, ho fatto due passi e poi sono tornata verso casa.
La "Shell Grotto" e' una grotta le cui pareti sono ricoperte di conchiglie. E' bellissima, un luogo magico, quasi surreale.






Tornando verso la fermata dell'autobus ho poi voluto visitare una chiesa, senza pensare che fosse mezzogiorno. Sono entrata percio' nel bel mezzo della funzione, ma nessuno sembrava essere turbato.
Un uomo e una donna mi hanno accolto super calorosamente scambiandomi per una fedele, una pecorella smarrita da riunire al gregge. E' stato strano e piuttosto "creepy". Loro erano davvero dolci e gentili, ma in un modo pauroso, non so come spiegare.
Per riprendermi dal trauma ho quindi deciso di andare a pranzo in un ristorante italiano che avevo addocchiato la settimana scorsa.
e' stato bellissimo.
Ho mangiato con la vista sul mare, assaporando i sapori di casa, circondata da camerieri italiani che si sono messi a discutere fra loro mentre dovevo pagare ed e' stato semplicemente bellissimo, proprio quello che mi serviva. Il calore dell mia terra in questo clima gelido.
E cosi' si conclude anche questa settimana.
A domenica prossima,

"a volte sogno al contrario

spesso ho nostalgia
un bel giorno che piove
vieni e portami via"

xx
Giulia.

domenica 5 ottobre 2014

#5 two weeks later...

Ciaaao a tutti!
Scusate il ritardo, ma la settimana scorsa sono stata male e poi ho avuto mille cose da fare.
Purtroppo il mio diario di bordo cartaceo e' stato quasi abbandonato allo stesso modo, quindi non ricordo nel dettaglio cio' che e' successo.
Sinceramente, niente di nuovo.
Sono andata a scuola, in giro per Ramsgate/Margate/Broadstairs, a casa di due ragazzi (uno exchange e l'altro no) che vivono insieme da soli ed e' stato davvero bello.
Inizio a sentirmi parte del gruppo, so sempre con chi stare, con chi uscire, parlo con tante persone.

Vorrei spendere due parole su questo argomento, perche' so di persone che fanno davvero fatica ad inserirsi o a farsi degli amici e se state pensando di fare l'anno all'estero, forse e' una cosa che preoccupa anche voi. A me preoccupava parecchio, sinceramente.
Essere espansivi e non timidi aiuta sicuramente, ma bisogna impegnarsi comunque, ogni giorno, anche quando non si ha voglia.
Non esistono trucchi o scorciatoie, la sola cosa che bisogna fare e' parlare, con piu' gente possibile, non importa riguardo a cosa.
Bisogna vincere la timidezza, la riservatezza, la paura di sbagliare ed essere giudicati.
Perche' la verita' e' che si sbaglia, tanto. Forse si dicono piu' cose sbagliate che giuste, ma sta a noi girare questa cosa a nostro vantaggio.
Venerdi' sera Tom e Robin (i due ragazzi a casa di cui eravamo) mi hanno presa in giro per venti minuti perche' gesticolo tanto quando parlo e loro trovano sia buffo. E io ho riso per venti minuti, perche' arrabbiarsi e prendersela non porta a niente.
Quindi non spaventatevi, buttatevi e tutto andra' per il meglio.

Come ho scritto prima, lo scorso fine settimana sono stata male.
E' stato uno dei momenti piu' difficili da quando sono qui, perche' e' cosi' facile cedere e sentirsi nostalgici quando non si sta bene,
C'e' stato un momento in cui avrei solo voluto andare a casa e sentirmi coccolata come succede solo quando si e' malati. Accucciarmi sul divano vicino a mio papa', o dormire nel letto di mia mamma con mio fratello stretto vicino.
Mi sono sentita davvero sola e lontana da tutti i miei cari, dal calore di casa. E lo stomaco sembrava quasi farmi piu' male.
Ma poi e' passata, anche se mi sembrava una cosa impossibile, come se fossi dovuta rimanere ammalata e nostalgica per tutta la vita. E' passata, perche' tutto passa, e mi sono sentita meglio anche psicologicamente parlando.

Perche' la verita' e' che casa mi manca, ma mi piace stare qui. E l'idea che sia gia' passato un mese mi sconvolge e rallegra al tempo stesso.
Questo mese (e una settimana, ormai) e' davvero volato e non riesco a credere di aver fatto tutte le cose che ho fatto, di aver superato tutto quello che ho superato.
Ho preso un aereo da sola, pentendomene durante il controllo dei bagagli, felecitandomene nei momenti migliori qui.
Mi sono sentita sola, davvero sola, e poi piena di amici e gente che a me ci tiene.
Ho mangiato male, ho mangiato bene raramente, mi sono adattata a tantissime cose nuove e diverse.
Ed e' passato piu' di un mese.

Non sono sicura che questo post abbia un senso logico, mi scuso nel caso cosi' non fosse.
A domenica prossima,
xx
Giulia,

domenica 21 settembre 2014

#4 di musica, prime piogge e progressi

Voglio iniziare questo quarto post facendo gli auguri ad "American Idiot" dei Green Day che oggi compie dieci anni.


Bene.
Quindi eccomi qui, alla fine della mia terza settimana, con un sorriso da orecchio ad orecchio.
Come ogni settimana fin ora ci sono stati momenti alti e bassi, immagini, gesti o situazioni che mi hanno riportato con la mente  a casa ad una velocita' tale da essemene accorta solamente in seguito, ripensandoci nel tepore del mio letto inglese, senza lenzuola ma con il piumone.
Ma ci sono stati anche progressi, miglioramenti, su tutti i fronti.
A scuola va bene, non faccio troppa fatica a seguire le lezioni e socializzo sempre con piu' persone.
Purtroppo non riusciro' ad aiutare la prof di italiano come mi sarebbe piaciuto, perche' i nostril orari non combaciano, ma mi sono comunque resa disponibile per qualsiasi domanda che gli student potrebbero avere. Spero che questo mi aiuti a conoscere sempre piu' gente.
L'apice della mia settimana scolastica e' stato quando, durante una riunione con la mia casa, il preside si e' messo a cantare. Giuro.
Tutti non si sono scomposti minimamente e il mio sguardo ha vagato in cerca di un cenno da parte di qualcuno che condividesse il mio stesso sentimento, la voglia di ridere mista a quella di scappare il piu' velocemente possibile. Ma cosi' non e' stato, percio' ho fatto buon viso a cattivo gioco e mi sono stampata in faccia un'espressione compiaciuta da intenditrice di lirica.
Per quanto riguarda la lingua me la cavo e, citando Brando, il cui blog dovete assolutamente leggere: "Sono piuttosto scorrevole se non per discorsi complicati con tempi improbabili in un eventuale passato che deve ancora arrivare, per ulteriori informazioni guardatevi l'ultimo film degli XMen."
Quindi, sostanzialmente, tutta la settimana e' trascorsa piacevolmente. Ormai sto entrando nella routine e credo sia una cosa positive, perche' venti giorni di novita', colpi di scena, shock culturale e tensione bastano e avanzano. Ora voglio abituarmi alla mia nuova realta' e godermi la stabilita'.


Poi e' arrivato il week-end, amen.
Ieri sono stata nuovamente a Canterbury con alcuni exchange che vengono nella mia scuola e anche due ragazzi inglesi (a dire il vero, uno e mezzo, perche' uno di loro e' per meta' cinese. Rimane comunque piu' inglese di noi altri).
Mi sono divertita, anche se il tempo non era il massimo e noi non sapevamo cosa fare. Ma siamo stati insieme e questo mi e' bastato, perche' in questi quasi sconosciuti ho potuto ritrovare degli amici, che sono una delle cose che mi manca di piu' qui.
La sera poi ci siamo rincontrati a Margate, un paese vicino a Ramsgate e abbiamo riso davvero tanto cercando di parlare piu' lingue possibili.
E cosi' siamo arrivati ad oggi, giorno di compiti, di aggiornamenti e di relax.





A domenica prossima.


"It’s just a spark
But it’s enough to keep me going"

xx
Giulia








domenica 14 settembre 2014

#3 sss - scuola, sole, soldi

Eccomi qua, siamo al 14 Settembre e posso affermare che il tempo vola davvero.
In queste due settimane ho avuto tantissime cose da fare e sebbene ci siano stati momenti di assoluto relax (che spesso sconfinavano in assoluta noia), non mi sembra vero che anche la seconda settimana stia finendo.
Ho tante cose da dire, percio' ho pensato di suddividere questo post in categorie, per risultare piu' chiara ed essere meno dispersiva. O almeno si spera.
Percio', senza ulteriori indugi, iniziamo.


Scuola
Lunedi' e' stato il mio primo vero giorno di scuola e ho ricevuto la mia timetable (ovvero il mio orario scolastico). Le materie che avevo scelto sono Matematica, Biologia e Francese a livello avanzato (ovvero 5 ore alla settimana) e Inglese, Storia e Fisica a livello standard (ovvero tre ore).
Venerdi', pero', ho completato tutte le pratiche e dalla settimana prossima non faro' piu' storia, ma avro' quindi tre "free periods", poiche' il programma non coincideva assolutamente con il mio programma italiano e quindi sarebbe stato un po' inutile studiare qui e poi studiare di nuovo a luglio in Italia.
Ho pero' gia' pensato come sfruttare queste ore buche: sia studiando o facendo i compiti inglesi, sia iniziando ad avantaggiarmi con il programma italiano e sia, soprattutto, aiutando la prof di italiano della scuola, con la quale ho gia' parlato e che si e' rivelata entusiasta.
Prima di iniziare, pensavo che avrei capito molto meno di quanto detto dai professori, ma fortunatamente, invece, riesco a seguire cio' che viene spiegato in classe, sebbene i termini specifici io li ignori completamente. Le materie sono abbastanza semplici e tutti i prof davvero simpatici e gentili. Il distacco alunno-insegnante che abbiamo in Italia qui non esiste. Si va a scuola e si e' circondati da un clima sereno ed e' davvero magnifico.
La scuola e' grande e bellissima, mi perdo ripetutamente e, per cercare un rimedio, ho iniziato a seguire la gente che so avere i miei stessi corsi. Ma ogni giorno miglioro un pochino e la prossima settimana spero di riuscire ad orientarmi come si deve.


Amici
La cosa che piu' mi spaventava, in Italia, era il pensiero di rimanere sola.
Ma ho notato che il pregiudizio di "inglese persona fredda" e' davvero solamente un pregiudizio.
Tutti, davvero tutti, si sono dimostrati gentilissimi e super disponibili con me e una ragazza che e' nella mia classe sia di francese che di matematica mi ha presentato alle sue amiche e offerto di andare a Canterbury insieme. Io sorridevo e dentro facevo i salti di gioia.
Quello che ho potuto notare, quindi, e' che gli inglesi non sono freddi, o distaccati, ma sono solamente molto molto rispettosi e per paura di disturbare preferiscono sorridere e rimanere in silenzio. Una volta fatto il primo passo verso di loro, pero', sono disponibilissimi.


Clima
Volevo spendere due parole anche sul tempo, perche' volevo condividere con voi questa mia gioia: sono qui da quindici giorni e non ha mai (MAI!) piovuto. Tutti quelli a cui lo faccio notare, pero', mi ripetono la stessa cosa: "aspetta e vedrai".


Soldi
Altra piccola categoria su cui mi piacerebbe dire due cosine: l'Inghilterra e' cara. Tutto costa parecchio e la sterlina e' a nostro sfavore, quindi anche quelle che sembrano delle super offerte, alla fine non lo sono poi cosi' tanto.
Bisogna sapersi regolare ed essere comunque consapevoli che nei primi tempi si spende parecchio.
Personalmente ho dovuto comprare tutta la roba da bagno (shampoo, balsamo, ecc...), le cose di scuola, l'abbonamento dell'autobus e a questo si sommano anche i soldi spesi in cibo/vestiti.
Non sto dicendo che da ora in poi non comprero' piu' niente o che mi neghero' un fish and chips, mi sto solamente rivolgendo ai possibili exchange che potrebbero leggere questo blog, confermando cio' che le agenize dicono durante i seminari di preparazione: preparatevi a spendere.


Feelings
Il mio morale e' sempre piuttosto alto, anche se inizio a notare le differenze culturali che piu' mi danno fastidio e una punta di nostalgia inizia a farsi sentire.
Ho avuto solamente una mezz'ora di crollo, qualche giorno fa. Durante tutta la giornata avevo visto cose/persone/gesti che mi avevano riportato con la mente a casa e la sera, ripensandoci, non sono riuscita a non piangere.
Ma i miei genitori mi sono stati vicini, cosi' come la mia amica Alice (anche lei exchange a Bristol, quindi le perfetta persona con cui parlare) e passata la crisi non mi sono piu' sentita cosi' giu'.
Come mi ha detto anche mio papa', sono pero' felice che la mia tristezza fosse dovuta alla malinconia e non ad una situazione di disagio qui: mi mancava casa, ma qui mi trovo davvero bene, sia in famiglia che a scuola, quindi tutto cio' che dovevo fare era solo sfogarmi e poi stringere i denti e continuare il mio percorso a testa alta.


Spero che la vostra settimana sia passata altrettanto bene e auguro a tutti gli italiani un buon rientro a scuola, a domenica.



"Now that I have the world in front of me,
I'm never turning back.
How could I ever let this go?"



xx
Giulia


domenica 7 settembre 2014

#2 prima settimana

Ebbene si', la prima settimana e' passata e io sto scrivendo dalla mia nuova casa nel Kent. E le lettere accentate qui sono un sogno.
Non riesco a credere che sia passata una settimana, di gia', ma procediamo con ordine.

Sunday
Il giorno della partenza mi sono svegliata alle cinque del mattino e sono stata due ore a letto a rigirarmi cercando di dormire. Poi ho fato colazione in un bar (ultimi cannoncini alla crema, sigh) e con mia nonna e mio papa' siamo andati all'aereoporto, dove poi ci hanno raggiunti anche il resto della mia famiglia e la mia migliore amica.
Il momento dei saluti e' stato duro e mi sono portata il magone fin sull'aereo, ma tutto e' passato quando siamo decollati, con quaranta minuti di ritardo.
Una volta a Londra sono stata sottoposta ad una specie di interrogatorio da parte del controllo passaporti, perche' a quanto pare la mia carta d'identita' sembra falsa, in quanto la foto e' posta sopra all'adesivo ed e' attaccata con una graffetta (grazie funzionaria dell'anagrafe per avermi reso le cose semplici, davvero).
Finalmente pero' ho potuto vedere per la prima volta Paul e Anita e si sono rivelati carinissimi, confermando i miei presentimenti e, una volta a casa, anche Daniel (il mio hbrother) si e' dimostrato gentile, abbracciandomi.
(NB: per ora, lo stereotipo di inglese = persona fredda non si sta rivelando vero).
Infine siamo andati fuori a cena e il cibo inglese... beh, e' come ve lo state immaginando. Un cinque e mezzo. Ne' orribile ne' paradisiaco. Si mangia.

Monday
Il mio primo "buongiorno Inghilterra" in questa casa profumata ad intervalli regolari da diffusori automatici sparsi ovunque. Giorno di compere, le cose per il bagno, la Sim nuova.
Qui non si pranza, ognuno si prepara qualcosa se ne ha voglia, se no si sta senza mangiare. ed e' quello che e' successo a me, povera inconsapevole.
E per ricompensa a cena pizza compera e insalata. Ancora una volta, non sublime, non da buttare, ma sicuramente non la pizza a cui siamo abituati.

Tuesday
Giorno di incontri, perche' ho conosciuto Adel, un'altra exchange student della Repubblica Ceca che vive a Ramsgate. E' bellissimo avere qualcuno con cui parlare e che ha i tuoi stessi problemi.
Abbiamo fatto un giro per Ramsgate e mi e' davvero piaciuta, il porto e' suggestivo e c'e' una specie di passerella sopraelevata dalla quale si vede il mare e i gabbiani volano ad altezza d'occhi.
Nel ristorante dove abbiamo pranzato, la cameriera mi ha riempito di complimenti per il mio accento e mi ha resa davvero felice.
Infine la sera ho sentito mio papa' per la prima volta su skype ed e' stata un po' dura i dieci minuti dopo la fine della chiamata, ma mi ha fatto un immenso piacere vederlo.

Wednesday
La noia a casa si fa sentire, perhe' non ho quasi niente da fare.
Quindi giovedi' ho fatto un giro nuovamente in citta' e ho attaccato bottone con chiunque me ne desse la possibilita', perche' mi manca parlare con qualcuno.Tra gli altri, sono tornata dalla cameriera gentile, che mi ha offerto un te'.
(NB: dire che si proviene dall'italia e' la carta vincente, ti converte in un semi-dio).

Thursday
Giornata impegnativa e primo incontro con la mia scuola, poiche' io e Adel siamo andate a scegliere le materie. La "head of sixth form" si e' dimostrata gentilissima e disponibile e ci ha rassicurato parecchio sulle materie, dicendoci che avremo la possibilita' di cambiarle quante volte vogliamo, dato che l'importante e' la nostra felicita'.
Abbiamo anche incontrato gli altri exchange students, tutti Tedeschi e Norvegesi (tutte ragazze, un maschio).
Successivamente siamo andate in una grande sorta di centro commerciale dove ho comprato l'occorrente per la scuola (dimenticandomi ovviamente l'astuccio).
E infine la sera ho conosciuto due delle nipotine di Anita e Paul, Aiisha e Sienna. Carinissime.

Friday
Primo giorno a scuola e... non abbiamo fatto nulla poiche' c'era stato un problema con i computer e non ci avevano stampato gli orari. Abbiamo pero' incontrato la nostra "mentor" e anche lei si e' dimostrata davvero disponibile.
Ho parlato anche con quattro ragazze inglesi e poi con due di loro ho preso il bus per tornare a casa.
Infine la sera ho visto mia mamma, Luca e le gemelle ed e' stato meglio di quanto mi aspettassi, abbiamo riso tanto, come se io fossi davvero li' con loro.

Saturday
Sveglia presto ed autobus fino a Canterbury (ps: l'accento e' sulla A) dove si e' tenuto il meeting con la nostra rappresentante per Intersdtudies, Alice, molto simpatica e molto incinta.
Ho parlato tanto italiano, in particolare con un altro exchange di Civitanova, ma mi mancava potermi esprimere senza pensare troppo. E' stato davvero rilassante, sebbene abbia poi anche parlato inglese con gli altri exchange, tutti simpatici.

E cosi' siamo arrivati ad oggi, scusate per il post lughissimo, ma questa e' la prima settimana, e penso sia meglio per tutti se posto una volta a settimana.
Il sole splende e il mio morale e' alto sulla mia Inghilterra.

A domenica, quindi.
G.

"Hear me when I say
Gonna live my life everyday
I'm gonna touch the sky
And I spread these wings and fly
I ain't here to play
I'm gonna live my life everyday"

Everyday - Bon Jovi





Ramsgate's Harbour
best stairs ever



sabato 30 agosto 2014

#1 ultimo giorno in Italia, primo post

Sono settimane che penso a come iniziare questo primo post, a come riempire questa pagina bianca, ma tutte le belle frasi che mi ero preparata improvvisamente non mi sembrano più corrette e ora, arrivata al momento decisivo, ho guardato il cursore lampeggiare per un po' prima di iniziare a scrivere.

Questa è la mia ultima sera italiana, queste sono le ultime ore nella mia casa, nel mio piccolo mondo protetto. Perché domani farò il mio salto nel vuoto, partirà la mia avventura. Finalmente.
Tutto è iniziato quasi un anno fa  -i colloqui della WEP, i vari moduli da compilare, le visite da fare, i documenti da richiedere-, ma sembra ieri. E invece.
Domani a quest'ora sarò nella mia nuova casa, nella mia nuova vita, nella mia tanto sognata Inghilterra, a Ramsgate, un paese di quaranta mila abitanti sulla costa, affacciato sulla Manica.

In questo momento vorrei davvero poter spiegare come mi sento, ma non esiste una parola per il sentimento che provo: la voglia di partire, la curiosità e l'adrenalina sono tre delle caratteristiche fondamentali del nodo che piano mi stringe lo stomaco, ma non le uniche. 
C'è anche la piccola consapevolezza delle difficoltà che mi aspettano, della nostalgia, degli addii di domani e delle conseguenti lacrime.
Ma salita sull'aereo Bologna-Londra farò di tutto per concentrarmi solamente sui prossimi dieci mesi.

Di quest'esperienza voglio vivere ogni secondo, voglio assaporare ogni attimo, catturare ogni sfumatura.
I prossimi dieci mesi saranno unici nella mia vita, irripetibili. E forse anche per questo nel gomitolo di emozioni figura anche l'ansia, di quella che si prova per le cose nuove e per gli esami a scuola.
E proprio perchè non voglio dimenticare nulla ho aperto questo blog, così da poter condividere con chiunque sia interessato la mia esperienza (sperando di aiutare chi, come me, nei mesi prima della partenza ha cercato, letto e studiato davvero tanti blog) e allo stesso tempo poter conservare un diario di bordo per gli anni futuri.

In questi ultimi giorni di saluti, la frase che mi sono sentita ripetere più spesso -seconda solo a "mi mancherai"- è stata "Fai tutto quello che farei io se fossi là". E io annuendo rispondevo di sì.
Quello che ora dovrei prepararmi a fare sarebbe quindi dare il mio numero ad ogni ragazza carina che vedo, provare ogni pasticceria davanti alla quale passo, cantare a squarciagola sotto la doccia, stalkerare qualche celebrità per le strade di Londra, scattare le foto più artistiche possibili...
Ma questa non è l'esperienza di tutti i miei conoscenti, questo è il mio exchange year e ho intenzione di fare solamente una cosa: viverlo appieno.

"Got a van, got a chance
Got my dignity, got a dream, got a spark
Got somewhere to be
Take a breath, say goodbye
To their precious little world
(And say goodbye to me)"


xx
Giulia