mercoledì 24 dicembre 2014

#12 come stare male e andare a letto sorridendo

Martedì giornata (quasi) tranquilla: sveglia tardi, pranzo con le ragazze, scambio dei regali, casa, cena, mal di pancia, ospedale, morfina, casa di nuovo, sorrisi.
Potrei finire il post così, ma sebbene sia già mezzanotte e tre quarti, devo scrivere qualcosa di più, spiegare, argomentare il palese ossimoro nel titolo.
Subito dopo cena il male alla bocca dello stomaco è tornato, facendomi piegare in due. È la prima volta che mi capita nella nuova casa, con la nuova famiglia e Jody e Alison hanno subito mollato quello che stavano facendo per portarmi all'ospedale mentre Josh è rimasto a casa con i bambini (chiamando poi ogni quaranta minuti per chiedere come andava).
Una volta arrivata, Jody ha spiegato alla segreteria qual era il problema e circa dieci minuti dopo (tempi record!!) un primo dottore mi ha visitato, misurato la pressione, fatto domande e infine mi ha somministrato della morfina e io gli sarò eternamente grata per questo. Come voi saprete, la morfina è un antidolorifico parecchio potente che infatti ha fatto il proprio lavoro placando quasi del tutto la morsa al mio stomaco e la nausea ad esso legata.
In seguito poi sono stata visitata da un altro medico (udite udite, non inglese!) che si è rivelato essere il più strano dell'universo fin da quando mi ha attaccato una pezza tremenda dopo aver scoperto che voglio fare medicina, tirando dentro il figlio, un consigliere non ben definito e la nonna di questo.
Mi è stato prelevato nuovamente il sangue da un'infermiera molto simpatica, ma con l'usta (termine tipicamente ferrarese che può essere solo in parte tradotto con: delicatezza) di un elefante e poi ho aspettato di nuovo.
Alison e Jody si sono i date il cambio per stare con me e nessuno ha detto nulla, ad ulteriore conferma che non era la mia visione delle cose ad essere aliena, ma la situazione dell'altra volta ad essere sbagliata. Ma comunque.
Infine, il nostro dottore preferito è tornato da noi comunicandoci -purtroppo- che dovrò subire un intervento per rimuovere i calcoli. A questo punto, alla lecita richiesta di sapere quando l'operazione avrà luogo, lui ha risposto scioccatissimo di non saperlo perchè non era il suo campo, né tanto meno di sapere quali fossero gli step successivi. Sinceramente, nutro la convinzione che fosse un contadino per sbaglio capitato in ospedale, oppure un pazzo.
Il pensiero di un'operazione mi innervosisce, ovviamente, ma il clima in cui vivo ora e tutta la situazione familiare rendono la cosa davvero molto più semplice da gestire.
So che la mia famiglia ospitante mi sarà vicina durante tutte le fasi -a partire dal prendere l'appuntamento domani fino alla fine della riabilitazione nel caso dovesse essercene in qualche modo bisogno. Ora più che mai sento davvero il concetto di famiglia, ovvero persone che tengono a te, che si preoccupano, che ti dimostrano con le loro azioni di voler essere coinvolti e di non tirarsi indietro di fronte alle difficoltà.
Certo, la mia famiglia rimarrà sempre la mia famiglia, ma questo surrogato è ottimo, quanto di meglio potessi chiedere.
È un po' come mangiare le Gocciole tarocche della Coop e poi scoprire che sono davvero buone.
Arrivata a casa, mi sono accoccolata al calduccio sul divano e ho guardato/aiutato Josh a giocare ad un gioco sull'Xbox che crea dipendenza. 


Sto bene, fisicamente parlando. Sto a meraviglia moralmente.
Non è coerente, lo so. E quello era solo un videogioco, un passatempo spensierato, ma è stato come la ciliegina sulla torta.
Voglio dire che nonostante il male alla pancia ormai solo un fastidio, la tensione per l'operazione, la lontananza di casa, quell'angolo di divano, sotto un piumone caldo, davanti alla TV, l'ho sentito mio, era esattamente il posto dove sarei dovuta essere.
Quindi vado a dormire sorridente e non è tutto merito della morfina.

"Give me a long kiss goodnight,
And everything will be alright,
Tell me that I won't feel a thing
Give me novacaine"

xx
Giulia.

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