giovedì 18 dicembre 2014

#11 di nostalgia, piedi freddi e tenacia

Mi è stato chiesto di scrivere un post sulle cose negative dell'anno all'estero e io non so da dove cominciare. Non perché ci siano solo cose positive, i momenti o le situazioni difficili ci sono, ma perché non voglio che questo post induca qualcuno a ripensare sulla propria scelta di partire.
L'anno all'estero è la migliore cosa che io abbia mai fatto, la migliore in assoluto, ma non è come bere un bicchier d'acqua. A volte è dura, altre volte molto dura, raramente è una passeggiata, ma rimane un'esperienza grandiosa.
Riformulerei quindi la domanda, perché quest'esperienza non ha lati negativi, ma difficili.
La cosa più immediata è la lingua. Parlare e capire un'altra lingua 24/7 è stancante e ci sono situazioni (scuola, negozi, telefonate) in cui in teoria bisognerebbe capire tutto al volo, ma in pratica si finisce con il ripetere "Sorry?" quindici volte al minuto.
Il più delle volte, poi, la gente dice di capire quello che tu stai cercando di dire, ma tu sai, sai che non hanno afferrato veramente il concetto, la sfumatura che stai cercando di esprimere. E quindi si finisce per arrendersi e dire che sì, esatto, è proprio quello che intendevi.
Poi c'è la nostalgia, che arriva nei momenti più impensabili, la malinconia richiamata dalle azioni dei passanti, le canzoni alla radio, le cose più semplici. Ci sono volte in cui divento nostalgica giusto perchè mi annoio, figuratevi.
E la nostalgia, sia chiaro, non è che se ne vada mai. Non sempre è forte, il più delle volte se ne sta rintanata in un angolino, è giusto un fastidio, quasi impercettibile. È giusto un sorriso meno autentico, lo sguardo un po' più velato, un silenzio inaspettato.
Bisogna abituarsi a lei, addomesticarla, quasi. Paradossalmente, bisogna imparare a sentirsi a casa nella nostalgia di casa.
E infine ci sono i giorni storti, quelli in cui magari mi sveglio con i piedi freddi, o quando ho dormito male, o quando semplicemente non ne ho voglia.
Non ho voglia di adattarmi, farmi capire, mangiare male, mangiare diverso, parlare diverso. Non ho voglia di sorridere alla gente quando non capisco, né di sforzarmi di capire. Non ho voglia di sentire nostalgia, ma nemmeno di impegnarmi a non sentirla.
E questo è l'aspetto più difficile, a mio parere. Perchè prendersela con le differenze culturali è un conto, ma dover fare i conti con se stessi quando proprio non se ne ha voglia è davvero dura.
Ma si resiste, i momenti difficili si superano, e, ve lo garantisco, ci sono tanti, tanti motivi per essere felici.
xx
Giulia.

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