mercoledì 24 giugno 2015

#28 Londra (e cibo)

Un paio di settimane fa sono andata a Londra  tre giorni di fila e ho confermato l'opinione che ho avuto della capitale inglese fin dalla prima volta in cui ci sono andata. Londra e' infinita, e' mille città e nessuna allo stesso tempo, ha la capacità di farti sentire a casa e sulla luna nel giro di pochi secondi e, soprattutto, di Londra non ci stanca mai. O almeno questo succede a me.
Durante quelle tre giornate, ho visitato alcuni dei miei posti preferiti, ne ho conosciuti di nuovi e ho spuntato dalla mia lista delle cose da vedere alcuni elementi.

Day I - Giovedi'
Finalmente, finalmente, finalmente: Harry Potter Studios!
Io e Adel siamo andate insieme e, dopo aver quasi perso una delle coincidenze, abbiamo incontrato li' Alice, le altre due exchange che vivono con lei e il suo host-brother.
Gli Studios sono bellissimi, non rivelerò niente nel caso qualcuno di voi voglia andarci, ma se non l'avete ancora fatto, prenotate una visita nel vostro prossimo soggiorno in Inghilterra.
Il biglietto costa abbastanza, ma il posto dentro e' grandissimo e piuttosto interattivo (si puo' fare la classica foto al binario 9 e 3/4 -sebbene quello vero sia a King's Cross-, salire sulla vera locomotiva usata per l'Hogwarts Express e, attraverso una simulazione e un telo verde, rivivere parte del tragitto e tanto altro che vi invito a scoprire) e, soprattutto, l'atmosfera e' magica. Volete poi mettere l'emozione di essere in uno dei posti più nerd di sempre, circondati da nerd come voi? Perfetto.

Day II - Venerdi'
Era l'ultimo giorno in Inghilterra della mia amica Norvegese così siamo partite presto la mattina e, dopo svariati cambi, abbiamo raggiunto il Cereal Killer Cafe a Bethnal Green, un quartiere di Londra in cui non ero mai stata e di cui mi sono innamorata. Non per l'architettura o i monumenti, in quanto nulla spicca particolarmente se non un lunghissimo murales sulla destra della stazione di Shoreditch High Street o qualche bel palazzo, ma perché questa e' la Londra vivibile, quella della gente vera. Pochissimi turisti, nessun negozio di souvenirs o venditore di selfie-sticks, solo piccoli bar, i negozi della vita quotidiana, qualche parco. Il clima frenetico della City e' lontanissimo eppure la magia di Londra e' ancora respirabile nell'aria. Il cafe poi e' carinissimo, molto particolare, ma comunque piuttosto economico. Come si legge dal sito -e come si nota appena entrati- vendono un sacco di tipi di cereali ed e' possibile mischiarli tra di loro, aggiungere dei 'toppings' (italiano?) e infine scegliere tra un sacco di varianti diverse, dal classico scremato a quello al caramello.
Successivamente siamo andate invece nel super centro di Londra per andare a visitare l'acquario che si trova accanto al London Eye. Non mi ricordo esattamente come l'idea ci sia venuta, ma e' stato sicuramente un bel pomeriggio e sicuramente e' un posto che merita una visita e il biglietto, sebbene non sia economico, permette di entrare e uscire per tutto il giorno - ed e' più economico se fatto con quello di un'altra attrazione.

Day III - Sabato
Dopo tre ore di sonno, io, Mette e la sua host family siamo partiti alle cinque e mezza del mattino per andare in aeroporto a Gatwick da cui, con la vista appannata dalle lacrime, ho preso il treno per tornare a Londra e poi la Tube fino a Camden Town, decisamente il mio posto preferito al mondo.
Li' ho fatto una passeggiata lungo il fiume e, verso le dieci, sono tornata all'uscita della metropolitana dove ho incontrato una mia compagna di classe, venuta per un mese in Inghilterra dagli zii, e un'altra ragazza che era nella mia classe l'anno scorso, ma che si e' trasferita ad Oxford per studiare e che aveva portato anche una sua amica. Insieme ci siamo così dirette a passo sicuro verso lo stand di Cookies and scream e li', da tradizione, abbiamo preso un frappe'. Era il terzo che provavo e non mi hanno mai deluso, buoni ed economici vista la quantità e il fatto di essere a Londra. Se vi trovate nei paraggi, andateci assolutamente.
Da li' siamo andate a fare una passeggiata per Covent Garden dove poi, più tardi, abbiamo anche pranzato di un ristorante vegano molto carino, il Wild Food Cafe, dove i prezzi non sono pero' troppo bassi. Il cibo era comunque buono e il clima e l'arredamento del locale confortevoli.
Poi ci siamo divise e io e la mia compagna di classe siamo andate a fare una passeggiata lungo le rive del Tamigi fino a Westminster dove ci siamo salutate e separate a nostra volta, ognuna diretta a casa.

Day IV - Giovedi'
Ultima volta a Londra durante il mio anno all'estero, questa volta con la mia amica Alice che era venuta a stare a Ramsgate da me dal lunedì prima e che giovedì e' poi tornata dalla sua host family a Bristol.
Per prima cosa siamo andate a St. Paul's Cathedral, una chiesa molto bella che volevo vedere da parecchio. Purtroppo non siamo potute entrare dato che qualcosa stava succedendo e tutta l'area era transennata e il posto pieno di poliziotti e telecamere. Chissà. e' comunque valsa la pena camminarci attorno e constatare che sembra una piccola versione di San Pietro, ma a Londra. Trovare casa lontano da casa.
Da li' poi siamo andate al Natural History Museum e io, davvero, mi sono innamorata dell'edificio. Volevo andarci perché dalle foto sembrava un posto davvero bello ma, una volta dentro, credo di aver ripetuto "wow" almeno quindici volte al secondo. Bellissimo e merita una visita, anche se corta come lo e' stata la nostra. Abbiamo poi continuato il nostro viaggio nella cultura andando alla National Gallery in Trafalgar Square che, come il museo di storia naturale, e' ad ingresso libero.
La nostra idea iniziale era di farci una passeggiatina di mezz'ora fra i quadri e poi uscire, ma abbiamo finito per perderci fra le innumerevoli sale e opere e perciò la nostra visita e' poi durata più di quanto programmato. Tra i tanti dipinti visti, abbiamo ammirato alcuni di quelli studiati a scuola -come quelli di Masaccio e Piero della Francesca-, altri super famosi come I Girasoli di Van Gogh o le Ninfee di Monet. Bellissimi.
Infine abbiamo girato per i negozi di souvenirs da brave turiste e, distrutte dal camminare e da un sole sconosciuto in Inghilterra, ci siamo salutate a Victoria Station.

Mi manchera' avere Londra cosi' vicina, ma sono grata di aver avuto la possibilità di viverla sotto quest'altra prospettiva e aspetto già con ansia il momento del nostro prossimo incontro.

A presto,
xx
Giulia.

domenica 7 giugno 2015

#27 gente della spiaggia

Dopo parecchio tempo, eccomi di nuovo.
Voglio scrivere questo post già da qualche giorno (settimana?) ma un po' mi é passato di mente e un po' mi viene il magone anche solo a pensarci.
Perché quello di cui parlerò oggi sono gli addii o, ancora peggio, i giorni prima.
Tra meno di una settimana, infatti, la maggio parte degli exchange con cui ho passato gli ultimi due mesi, torneranno a casa. Fra tutti, la mia amica Mette, con la quale ho legato tantissimo quest'anno e con cui passo tutte le mie giornate (e nottate) da quando non vado più a scuola.

La gente della spiaggia siamo noi. Quel gruppo misto di persone di ogni parte d'europa che si incontra lungo le spiagge del Thanet minimo due volte a settimana.
Su quella sabbia diversa da quella di casa non si fa niente di speciale, niente di fenomenale. Si sta insieme, si ascolta la musica, si parla, si balla, si ride. Si passa la serata in compagnia e io faccio davvero fatica a immaginare le mie giornate senza i discorsi pronunciati con un accento tedesco o i capelli biondissimi dei norvegesi.

All'inizio dell'anno, speravo di farmi tanti amici inglesi, ma alla fine la realtà è andata diversamente e di amici inglesi ne ho qualcuno, mentre di amici stranieri sono piena, ma mi va bene così. Ancora meglio, forse, perché magari il mio accento sarà rimasto più italiano e il mio vocabolario più limitato, ma mi sono esposta a più culture di quante avessi sperato e ora ho una lista di posti da visitare in cui volti amici mi ospiteranno.

Quindi questi ultimi giorni sono difficili. Da una parte voglio accumulare quanti più ricordi posso, scattare fotografie che poi appenderò ai muri per poter sentire tutti vicini anche se lontani, ma dall'altra parte mi fa quasi male fisicamente sapere che sta tutto finendo.
In portoghese esiste una parola traducibile con "nostalgia del futuro", citando Wikipedia, che è saudade e credo sia la più chiara descrizione del mio stato d'animo attuale. Io ho già nostalgia per qualcosa che non è ancora successo, per persone che non se ne sono ancora andate.
Ma bisogna combattere questo sentimento, credo. Perché a forza di ascoltare canzoni tristi potrei sprofondarci dentro e finire per non godermi davvero gli ultimi giorni con i miei amici.
E poi, li rivedrò presto. Spero.

"Can I hold you one last time
To fight the feeling that is growing in my mind"
One last time - The kooks

giovedì 21 maggio 2015

#26 Brighton, Norwegian Day e Sandwich

Buongiorno! Sono le undici e venti (sebbene l'orologio di blogger non dica così, ma credetemi), mi sono appena svegliata e mi sono ricordata che ho un paio di cosette da raccontavi.
Come sapete, non vado più a scuola già da una ventina di giorni e quindi ne sto approffittando per visitare posti nuovi, ora che le giornate sono belle decenti.

Martedì scorso, quindi, io e Antonia (exchange tedesca) abbiamo preso il treno e, dopo tre ore, un cambio e mezzo panino, siamo arrivate a Brighton.
Non avevamo programmato niente, ma guardando la mappa su internet ci eravamo accorte dhe tutte le cose da vedere erano piuttosto vicine l'una all'altra e quindi ci siamo orientate grazie alle cartine sparse per la città.
Abbiamo quoindi visto il Royal Pavillion, un enorme costruzione arabeggiante con un bel parco tutto attorno in cui poi, successivamente, abbiamo pranzato mentre un cane minuscolo correva tra la gente e un gruppo di ragazzine performava qualcosa inerente alla seconda guerra mondiale (credo), che consisteva in dieci minuti buoni della stessa identica scena. 
Più tardi abbiamo fatto una passeggiata lungo la spiaggia e lungo il Pier, ovvero una specie di molo proteso sull'acqua, su cui si trovano alcuni negozietti, una sala giochi e, alla fine, un lunapark. 
La giornata si è poi conclusa con un giro tra "The Lanes", ovvero un gruppo di stradine colorate, strette e aggrovigliate che mi hanno ricordato Venezia.
Quella sera, poi, una volta tornate a Ramsgate abbiamo fatto uno sleepover con Adel e Mette, poiché due giorni dopo Antonia è tornata in Germania con un mese in anticipo rispetto a quanto previsto.
Ora è strano non averla più qui, perché lei era parte della mia esperienza, ma sono felice sapendo che lei è più felice.

Domenica 17, invece, siamo andate a Londra per il Norwegian Day, ovvero la festa nazionale norvegese. Per questa occasione, a southwark park si teneva un raduno con stand gastronomici norvegesi e musica dal vivo.
Londra è diventata una meta quasi scontata, mi sembra incredibile pensare di poter andarci in due ore di treno e potermi permettere di passare tutta la giornata in un parco senza vedere nemmeno un monumento. Avendola così vicina ho iniziato a viverla meno da turista ed è strano ma bello. È un po' come se Londra fosse la mia nuova Bologna.

Infine due giorni fa, io e Mette, stanche di passare le giornate a vegetare da qualche parte, siamo andate all'avventura a visitare Sandwich, un paese non lontano da Ramsgate che, come capirete dal nome, vanta l'invenzione del cibo più consumato dagli inglesi.
Da vedere, non c'era niente, ma nonostante questo piccolo particolare è stata una bella giornata. Abbiamo girovagato per le viuzze che potrebbero abbartemere a qualsiasi agglomerato di case in Inghilterra e passato una buona mezz'ora ad osservare alcune anatre lungo un fiume. Qui, la pioggia ci ha colte alla sprovvista e noi abbiamo trovato rifugio (e una pizza) da Luigi's.
Nel pomeriggio siamo poi tornate a casa e abbiamo passato il tempo con Jacob in giro per Ramsgate.

Sono felice di star portando a compimento quelli che erano i miei piani, un poco alla volta, ma abbastanza di frequente in modo da non annoiarmi.
I prossimi piani sono di andare a Folkstone per il ritrovo con l'associazione, gli Harry Potter Studios in giugno e minimo un altro paio di volte a Londra, che sarà anche la nuova Bologna, ma che merita sempre.
Stay tuned!
"you try finding something new
just too good to be true
you've been tripping the ignition
hoping somebody finds you
I hope somebody finds you
tonight you'll be somewhere new"

domenica 10 maggio 2015

#25 sono successe cose

1. Sono tornata finalmente in Inghilterra, guarita e riposata, dopo una sana dose d'Italia che mi serviva proprio per ripartire con la carica giusta. Quindi ora, a -48 giorni dal mio ritorno definitivo, ho zero nostalgia di casa e una voglia assurda di godermi ogni minuto qui.

2. Ho fatto gli esami a scuola. Facili, non lo sono stati, ma me la sono cavata. Trovo un abisso tra la preparazione in classe e quello che poi viene chiesto negli esami. In più, li ho avuti la prima settimana del mio ritorno dal mio soggiorno in Italia, dove studiare non è proprio stato uno dei miei obbiettivi. Ma comunque, per ora quelli che mi hanno riconsegnato sono andati piuttosto bene, non mi lamento.
Si sono svolti nel teatro della scuola in cui tutti i banchi erano stati allineati in fila, uno dietro l'altro. Ordinati e numerati, poiché ognuno aveva un banco specifico a seconda della materia, contrassegnato da una lettera (colonna) e numero (riga). Per esempio, durante biologia ero in F13. Durante gli esami, silenzio di tomba. Nessuno che si sia azzardato a suggerire/chiedere/sbirciare/prepararsi bigliettini o chissà che. Una volta finito il proprio compito, bisognava restare seduti e in silenzio fino alla fine del tempo concesso (e così mi sono dovuta passare 45 minuti dopo francese) e alla fine, anche quando si usciva, non volava una mosca. Gli inglesi in queste occasioni si trasformano in automi. Noi studenti stranieri, infine, avevamo a disposizione un vocabolario e il 25% in più del tempo dell'esame, cose che ho usato solamente durante inglese, ma che era bello saper di possedere.

3. Sabato scorso io, Adel, Mette e Antonia ci siamo pseudo imbucate alla festa di compleanno in spiaggia di un ragazzo tedesco amico di Jacob. È stato davvero carino (e freddo). Abbiamo cantato a squarciagola e ballato al buio, bevuto cose tipo succo di mirtillo (??) direttamente dal cartone e concluso la serata mangiando pizza alle undici e tre quarti, prima di prendere un taxi e tornare a casa. Casa, che aprendo una parentesi, è diventata davvero home e non solo house e non potrei essere più felice.

4. Dopo una settimana iper intensa, c'è stata una settimana piuttosto tranquilla. Niente più scuola, poiché avendo fatto gli esami possiamo non andare più, ma sveglie tardi, lunghe passeggiate, biscotti, Canterbury ancora una volta, casa e tv.

5. Infine ieri sera ci siamo ritrovati sempre in spiaggia a Broadstairs per un bonfire. Un falò, insomma, in cui abbiamo bruciato tutti gli appunti di scuola. In valigia non ci sarebbero stati e la loro utilità effettiva era comunque dubbia. Le uniche cose che ho tenuto sono stati gli esami, nel caso mi servano, e il planner (diario? Come si chiama?).
Abbiamo ritrovato lì alcuni ragazzi di sabato scorso e abbiamo finito per fare festa insieme, sotto un cielo davvero pieno di stelle, con le luci del Belgio appena visibili all'orizzonte.

Quindi mi auguro che i miei ultimi giorni qui continuino ad andare in questa direzione, circondata da persone meravigliose che rendono anche il più banale dei falò una festa indimenticabile.

sabato 2 maggio 2015

#24 To visit:

La scuola è finita (e ve ne parlo nel prossimo post!) e mi aspettano due mesi di vacanza che ho in mente di dedicare all'esplorazione dell Sud dell'Inghilterra, ovvero dei posti qui vicino visitabili in giornata.
Con la mia amica Adel, exchange ceca, abbiamo stilato una lista di posti che ci piacerebbe visitare e io ho deciso di condividerla con voi. Ditemi, cosa ve ne pare? E se ci siete già stati, come vi sono sembrati?

TO VISIT:
• Harry Potter Studios
• London Museums: National Gallery + History Museum
• Deal & Deal's Castle
• Ashford (+outlet)
• Oxford (maybe?)
• Cambrudge (maybe?)
• Brighton
• Leeds & Leeds' Castle
• Folkstone
• Minster (Abbey+Church)
• Canterbury: St. Augustine's abbey
• Stonehenge (maybe?)
• London zoo

Alcuni viaggi sono certi e già programmati, altri solo ipotizzati, altri ancora magari non si faranno mai e verranno sostituiti. In definitiva, però, posso affermare di non vedere l'ora di scoprire cosa mi riservano i miei ultimi 56 giorni inglesi.

"All of it was made for you and me
'Cause it just belongs to you and me
So let's take a ride and see what's mine"
The passenger - Iggy Pop

xx
G.

giovedì 16 aprile 2015

#23 sette motivi per (non) fare l'anno all'estero

Si sa che l'anno all'estero è una magnifica esperienza, una di quelle cose che davvero cambiano la vita e che rimarrà una storia da raccontare ai nipotini tra cinquant'anni ed essere in assoluto la best nonna in town. Ma si sa anche che prima di partire si hanno dei dubbi e ci si pone la fatidica domanda: "posso farcela?". La risposta, mi dispiace dirvelo, dovrete trovarla da soli, io vi propongo solo alcuni "motivi per non partire", ovvero una lista di cose più o meno difficili a cui dovrete far fronte nel caso decidiate di lasciare casina e fare il salto nel vuoto.

  1. Lingua. Partiamo dallo scontatissimo, ma è (o almeno può essere) un problema. Siete pronti a scoprire quanto realmente sapete la lingua del Paese in cui state andando? Il problema non sono le chiacchiere al bar con la signora di ottant'anni che, sebbene sembrino suoni inarticolati e siano difficili da capire, non hanno molta importanza. Mi riferisco a tutte le situazioni in cui la lingua vi servirà davvero, per parlare magari di cose specifiche, quando dire "quello, lì, questa" non è abbastanza. Un esempio potrebbero essere i vari uffici amministrativi o pubblici (come si dice bonifico? ricevuta?) oppure gli ospedali in cui, fidatevi!, il lessico specialistico serve eccome.
  2. Differenze culturali. Un altro Paese è sempre un altro paese e le differenze culturali diventeranno all'ordine del giorno (e magari riuscirete anche a trarne qualche bella storia per i sopracitati nipotini). Al primo momento di shock, si passa poi all'apprezzamento estatico e infine si sbarca nell'insofferenza. Quelle differenze che tanto vi avevano affascinato inizialmente ora non vi piacciono più così tanto e iniziate a non sopportarle, preferendo le care vecchie abitudini di casa (che, sicuramente, sono il modo giusto di fare le cose).
  3. Pregiudizi e stereotipi. Forse è scontato farlo presente, ma ci si imbatte anche in loro. Alcune volte ci si ride su, altre si cerca il dialogo costruttivo in cui si spiega come stanno realmente le cose, dopo un po' ci si stanca e basta. Personalmente, sorrido sempre quando la gente fa allusioni alla mia possibile natura mafiosa, forse perché non penso credano realmente a quello a cui alludono, ma faccio fatica a reggere le domande nate dalla pura ignoranza. Per chiunque all'estero, un italiano è un super religioso con un accento vagamente siciliano che mangia solo pasta, gesticolando peggio di un mimo, mentre corteggia/viene corteggiato senza sosta sotto un sole cocente anche a Dicembre. Munitevi di pazienza e autoironia.
  4. Distanza da casa. "Ma dai, casa non mi mancherà per niente, non vedo l'ora di andarmene da questo schifo di città." Questa la frase che ci siamo sentiti pronunciare più e più volte, ma attenzione. Partire per l'anno all'estero non vuol dire capitare a New York e fare balotta tutte le sere, è invece molto più probabile che finiate in un paese dimenticato da Dio circondato da campi di grano a perdita d'occhio. E quella casa che dicevate tanto di odiare, invece, vi mancherà. Vi mancheranno le vostre strade preferite, le abitudini della vostra famiglia, anche la scuola. Non perchè vi stiate trovando male nel posto in cui andrete, ma perchè dopo una vita non potete più agire in automatico, ma dovete prestare attenzione a come fate le cose/a cosa fate ancora una volta. E scoprirete che il mondo è grande e bellissimo, ma non c'è niente come casa-casa, anche in se è uno "schifo di città".
  5. Solitudine. E ad essere soli, siete pronti? Sarete circondati dalla vostra famiglia ospitante e dai vostri nuovi amici, ma sarà così diverso. Non ci saranno i vostri genitori con voi nè nessuna delle altre figure su cui eravate soliti fare affidamento. Sarete soli con voi stessi per molto più tempo di prima, sarete soli quando dovrete prendere alcune decisioni, sarete soli, un giorno ve ne accorgerete e avrà un sapore dolce-amaro. Sarete soli per la prima volta nella vostra vita e non sarà facile, ma una volta sperimentata la libertà, chi vuole tornare indietro? Sarete soli per la prima volta della vostra vita. Siete pronti?
  6. Cibo. Scritto da qualcuno che è andato in Inghilterra, questo punto potrebbe diventare un libro, ma cercherò di stringere, promesso. Prima di partire non avevo dato troppo peso al cambio di alimentazione e abitudini alimentari, ritenendole secondarie, ma non avete idea di quanto mi sia sbagliata! Prima di partire si è focalizzati solo sulle cose fantastiche che potranno succederci una volta messi i piedi a destinazione, ma una cosa quasi banale come il cibo gioca un ruolo fondamentale in innumerevoli fattori. Primo, abbiamo la sfortuna di essere nati nel Paese in cui si mangia meglio del mondo, quindi essere soddisfatti da qualche altra parte come dopo un pranzo dalla nonna sarà difficile. Secondo, il cibo per noi è una specie di culto e non solo un metodo di sostentamento. Intorno alla tavola ci si ritrova con la famiglia o gli amici, si discute, si vive insomma, non si mangia solamente e questa è una cosa che manca a tanti altri Paesi e che finirà per mancare anche a voi, che vedrete uno dei pilastri della vostra cultura essere ridotto a quasi niente. Terzo, il cibo è parte della cultura anche nel Paese in cui andrete, solo che in maniera e in forme diverse. Quando partite, quindi, dovrete essere pronti a smettere di bere il classico espresso al bar e provare il chai latte, per dire, e questo può essere difficile. Dovrete sperimentare i cibi (per quanto sospetti) della cultura in cui vivrete e smettere di cercare le lasagne per pranzo, se no che siete partiti a fare? 
  7. Limbo. E infine il limbo, come se tutto l'anno all'estero non fosse già difficile di per sè. Per limbo intendo quella situazione psicologica una volta rientrati a casa. Si è felici di essere di nuovo insieme ai propri cari e di aver smesso di preoccuparsi di tutti i punti precedenti, ma allo stesso tempo si sente la mancanza di tutto quello a cui ci si era abituati nel Paese ospitante. Le persone, i momenti, gli edifici, le tradizioni che avete conosciuto ed imparato ad apprezzare vi tireranno sempre indietro, bloccandovi nel limbo, in cui non saprete da che parte voler andare e in cui probabilmente dovrete solo imparare a vivere. Perchè casa non sarà più casa al 100%.
Quindi ditemi, voi siete pronti?

"Don't take your life for granted;
You only get once chance
You only get on life"

xx
Giulia


venerdì 10 aprile 2015

#22 flashback post - Edinburgh part I

ciao a tutti, come state?
io ho fatto l'operazione e mi riprendo velocemente (grazie a tutti per i messaggi e gli auguri su ask o facebook!), ma sono ancora in Italia e non credo che a nessuno interessato all'anno all'estero interessino i miei pomeriggi statici in una media città dell'Emilia.
Quindi ho pensato di parlarvi di qualcosa successo tempo fa, ma che non avevo mai avuto il tempo o la voglia di raccontare e che era stato poi quasi dimenticato, messo da parte a favore di altri argomenti o avvenimenti.
Sto parlando della gita organizzata da Interstudies (l'associazione inglese partner di WEP) a Edimburgo fatta in Ottobre e durata quattro giorni e tre notti (dal 24 al 27, mi pare).

Il primo giorno è stato quasi tutto incentrato sul viaggio Ramsgate-Edimburgo in treno. Era la prima volta che prendevo il treno in Inghilterra ed ero piuttosto tesa, anche perchè il viaggio durava circa sei ore ed era composto (per fortuna) solo da due cambi, ovvero Ramsgate-Londra e Londra-Edimburgo.
Una volta arrivata mi sono sentita sollevatissima e anche fiera di me stessa e, guardando in dietro, mi viene da sorridere pensando che quello era solo l'inizio di tutte le avventure e le difficoltà che avrei incontrato. Ma comunque.
In stazione la mia amica Alice era venuta a prendermi e, probabilmente sfinita dalle mie lamentele su quanto avessi fame in treno, si era presentata con un mega biscotto comprato apposta per me.
Rivedere qualcuno di conosciuto dopo quasi due mesi e soprattutto rivedere qualcuno a cui sono così legata è stato davvero bello, soprattutto se ci si ritrova in una città bella come Edimburgo.
Una volta cenato tutti insieme abbiamo avuto due ore libere per esplorare la città "by night" e Alice e io abbiamo provato per la prima volta quella che sarebbe stata una ricorrenza frequente in quei quattro giorni: ci siamo perse.


no comment

such a poser
Il giorno seguente, dopo la classica abbuffata a colazione come si conviene a dure turiste, con tutto il gruppo abbiamo fatto ben due tour su quegli autobus a due piani e all'aperto. Molto carini perchè ci hanno permesso di vedere la città da un'altra prospettiva e di coprire molti più chilometri di quanti ne avessimo potuto fare a piedi, ovviamente, ma, dovete sapere, che ad Edimburgo si congelava e tirava un vento freddo e fortissimo. è stata quindi una vera prova di resistenza, fare quelle due visite che però, nonostante i capelli in bocca, gli occhi che lacrimavano, le lenti a contatto fuse con i bulbi oculari e il freddo polare, sono stati bellini bellini. 
Italy+Belgium
Successivamente siamo andati a visitare il "Royal Yacht Britannia", ovvero un'imbarcazione reale la cui funzione effettiva mi è rimasta sconosciuta. E' stato comunque bello ed interessante, soprattutto la parte riservata al personale in cui ho fatto duecento foto a cose inutili come valigie, grate e cartoline.


 Infine la sera abbiamo partecipato ad una specie di "horror" tour della città in cui un tizio vestito da vampiro e sicuramente sottopagato data la pubblica umiliazione a cui deve sottoporsi ogni sera ci ha fatto fare un giro nei luoghi "infestati" della città mentre un complice sbucava fuori da tutti i nascondigli possibili nel bel mezzo del racconto così da farmi venire circa sedici infarti.

-e per oggi è tutto. pubblicherò la seconda parte della visita nei prossimi giorni.
stay tuned and have a nice day people.

xx
Giulia.



lunedì 30 marzo 2015

#21 sono a casa se...

Premessa: sono tornata in Italia per un mesetto, così da poter fare l'operazione qui, riprendermi e tornare in Inghilterra pronta, sana, carica e finire il mio anno all'estero.


Quando può una persona definirsi "a casa"?
Che poi, a casa ti ci definisci tu o sono gli altri a farlo? Io sono a casa dove mi sento di esserlo o dove sono nata, dov'è la mia famiglia, dove si trova il letto in cui dormo di più?
O forse è una questione di qualità, magari casa è quella con i mobili migliori, i dintorni più belli, il clima sempre sereno e i cibi più buoni.

Io so di essere a casa quando il sole entra dai piccoli spazi tra le tapparelle, quando posso girare in bicicletta e andare quasi ovunque, dove le strade profumano di pane fresco alle sette e mezza di mattina. Sono a casa nel disordine dei giochi dei miei fratelli, dei miei vestiti sul divano, nei rimproveri dei miei genitori.
E sono a casa nella voce della gente che ha il mio stesso accento, la mia stessa risata e che muove le mani tanto quanto me.
Da quando sono davvero a casa (e intendo quel posto in cui ho la residenza, in cui mi faccio spedire le lettere e dove posso fare la pipì con la porta aperta), però, ho sempre più la sensazione di abitare anche altrove.
Lontano da questo splendido sole, dai tarallucci e dal mio caro, vecchio, odiato liceo.

Una parte di me è a casa nella pioggia fine e incessante, nel vento freddo, nel cielo grigio come il mare.
è una sensazione diversa ma simile, è una sensazione cercata, scovata, conquistata, non pretesa o vissuta per diritto.
è un sentirsi a casa perchè quel posto casa lo è dovuto diventare ed è finito per diventarci.
è casa anche se mi cambio ancora in bagno e non esco avvolta nell'asciugamano, se non mi concedo di addormentarmi sul divano e sarò sempre la riconoscenza di un ospite.

Tornando alla domanda iniziale, quindi, ancora non so cosa definisca "casa", ma so che è possibile sentircisi in più posti, covando la malinconia per uno quando si è nell'altro, ma allo stesso tempo riuscendo a sentirsi più liberi.
E un giorno chissà, magari riuscirò a sentirmi a casa nel mondo.

xx
Giulia.

mercoledì 18 marzo 2015

#20 ospedali Inglesi

Questa sera vi scrivo sulle note di "Are we the waiting" da Bullet in a Bible dei Green Day perché ho finalmente sistemato la mia camera e attaccato lo stereo che Alan, l'ex marito della mia host mum, mi ha prestato. Un giorno farò un post sulle relazioni nella mia famiglia ospitante, forse, e le cose saranno più chiare, ma per ora vi lascio questa gran confusione in testa che a me ha fatto compagnia per il primo mese vissuto qui.
Ma ora, penso che il momento sia arrivato. Vissuta, la settimana scorsa, la mia volta numero quattro (o cinque?) in ospedale, penso di essere sufficientemente informata per potervi dare un'idea di come funzioni qui in Inghilterra.
Si parla, quindi, di ciò che ho potuto notare io da Ottobre a questa parte e mi riferisco solamente al trattamento riservato al pronto soccorso (con una piccola digressione nella permanenza notturna), senza però entrare nello specifico nè trattando particolari malattie/cose strane poiché posso solo riferirvi quanto ho visto e vissuto.
Appena arrivati nel nostro ospedale-tipo, quindi, arranchiamo doloranti fino al banco della reception, dove un amministrativo prende i nostri dati (nome, età, indirizzo), ci trova sul server (quindi è meglio essere registrati ad un GP, ovvero un medico di base) e annota il nostro problema e se/quando abbiamo preso le ultime medicine.
Ci dice poi di accomodarci sulle sedie meno invitanti dell'universo e passa alla persona dietro di noi, mentre noi facciamo quanto ci viene detto e ci stringiamo fra estranei dalla pessima cera e bambini sempre troppo rumorosi.
Bene, ora aspettiamo e speriamo con ogni cellula del nostro corpo provato che non arrivi un ambulanza, che non ci sia un'emergenza, che non arrivi una donna a cui si sono rotte le acque nè tanto meno un operaio a cui mancano tre dita. Fissiamo intensamente la porta da cui il nostro nome verrà urlato (e storpiato) e intanto speriamo che qualcuno passi a distribuire antidolorifici allo stesso modo in cui le hostess sull'aereo offrono il caffè (paracetamolo? codeina?).
Poi, finalmente, ecco la voce angelica (molto spesso no, non illudetevi) che ci chiama e arriviamo al cospetto di una coppia di infermieri (o a volte un'infermiera e un medico) che ci fanno domande sulla nostra condizione, ci misurano la pressione e la temperatura e -Dio li benedica- cacciano fuori gli antidolorifici (una volta ho vinto direttamente la morfina, ma probabilmente è stata tutta fortuna).
Da qui si ritorna in sala d'aspetto fino a quando un'altra infermiera non ci chiama e ci preleva il sangue e poi torniamo ad aspettare, questa volta in una delle sezioni più interne dell'ospedale, nella speranza di un medico.
Questi finalmente arriva, ci visita e da qui le nostre strade si dividono, poichè ognuno viene smistato nel reparto più consono.
I reparti sono quasi sempre tutti maschili o tutti femminili e sono composti sia da camere singole/doppie che da stanze più ampie in cui di letti ce ne stanno cinque/sei.
I pasti vengono serviti a letto come in Italia e c'è anche abbastanza scelta, mentre per quanto riguarda la qualità, beh, non è poi tanto peggio dello standard medio inglese.
Una volta segnati come sani e ottenuto il permesso di andare a casa, possiamo infine uscire dalla porta principale sorridendo alle infermiere zuccherose e sperando forte di non ritornare lì dentro mai più.

"And I’m holding on for dear life, won’t look down won’t open my eyes
Keep my glass full until morning light, ’cause I’m just holding on for tonight"

xx
Giulia

venerdì 13 marzo 2015

#19 non sono sparita!

Eccomi, non sono sparita!
Sono stata piuttosto travolta dagli eventi, ma sono qui. Finalmente.
Quindi, cosa è successo in tutto questo tempo? Sinceramente non mi ricordo, tante cose, molte delle quali normali, banali.
Sono andata a scuola, ho riso tanto, guardato gente entrare e uscire da casa per allenarsi con Josh, mangiato in maniera insipida... insomma, la solita vita.
però ho compiuto 18 anni (yeeee).
ebbene sì, ora sono un'adulta! ci si sente come sempre, ma è più emozionante degli altri compleanni perché si sa che è la fine di un'era e l'inizio di un'altra. e poi dai, finalmente posso prendere la patente! ahah
non ho fatto una festa, ovviamente, ma ho passato il giorno del mio compleanno a Londra (il che è meglio di qualsiasi festa) con la mia famiglia.
Già.
Io sapevo mia mamma dovesse venire perché lei me lo aveva detto, ma quando il 28 febbraio ho aperto la porta, insieme a lei c'era anche mio fratello e lei mi ha detto, con un sorriso enorme, che in macchina c'erano anche gli altri (ovvero suo marito e le mie due sorelle).
ora è già parecchio che leggete questo blog, quindi cosa pensate che io abbia fatto?
ho ovviamente iniziato a piangere come una fontana.
è stato bellissimo rivederli tutti dopo così tanto tempo, vedere quanto sono cresciute le bambine, abbracciare di nuovo mio fratello, sentire l'emozione di essere in famiglia -nella mia- ancora una volta.
E.S.
girls

tutto l'amore del mondo

avevamo una specie di casetta in un campeggio, un bagno e tre camere da letto, a Deal e un van a otto posti tutto per noi.
il primo giorno non abbiamo fatto nulla, siamo andati a fare la spesa e ci siamo sistemati, essenzialmente, mentre il secondo giorno, domenica, siamo andati a Dover per vedere le scogliere.
erano davvero belle e meritano sicuramente una visita, anche se pagare 3.50 sterline e poi non trovare nemmeno un sentieri no curato non è stato il massimo. per quanto riguarda la vista, comunque, fenomenale.

volevamo poi andare anche il castello, ma 50 sterline per il biglietto famiglia non li volevamo spendere, quindi abbiamo mangiato in un pessimo ristorante e visitato il paese, molto carino.
Lunedì sono andata a scuola alla mattina e dopo tre ore e due verifiche ho ritrovato gli altri, con cui siamo andati a Canterbury. Prima di arrivare, però, ci siamo fermati per un paio di orette in una specie di zoo che era sulla strada, dove mio fratello si è divertito un mondo.
 

martedì, infine, siamo appunto andati a Londra ed è stato davvero bellissimo, il giorno migliore di tutti. Londra è sempre magica, coinvolgente, accattivante e nuova, incredibile e diversa ogni volta che ci torno. Non credo me ne stancherò mai.
Mercoledì poi tutta la banda ha ripreso l'aereo e sono andati via e io sono ritornata alla mia routine inglese, alle mie amiche, al Cupcake cafè il sabato pomeriggio (da cui oggi sono appena tornata).
voi come state? vi ringrazio tanto per il supporto e i messaggi sui vari social network e per tutte le visualizzazioni del blog!
un bacio,
xx
Giulia.

giovedì 19 febbraio 2015

#18 random - curiosità, stranezze, differenze

Ciao a tutti!!
Internet a casa manca ancora, ma tornerà tra poco e in più, udite udite!, Alison ha finalmente aderito alla richiesta di prendere internet come si deve e non limitato come quello di adesso!!!
Questa settimana sono a casa da scuola per il break dell'half term, quindi me la godo. Oggi io e Antonia siamo state a Canterbury a prendere del freddo, ma è stato divertente lo stesso.
Ma ora, basta divagare.
Ho pensato di condividere con voi una lista di cose strane/diverse che ho notato qui in Inghilterra e che mi hanno fatto sorridere o che mi hanno stupita.
Sappiatemi dire, voi le sapevate?
1• Il contachilometri della macchina segna anche le miglia
2• Il semaforo giallo c'è prima del verde, non del rosso
3• I parcheggi sono raramente "quadrettati" come in Italia, ma si parcheggia dove la linea esterna della strada è singola e non doppia
4• In molte case/famiglie, durante i pasti non ci sono le bevande a tavola, ma ognuno si serve quello che vuole o beve alla fine
5• La crema "Voltaren" si chiama "Voltarol"
6• I quaderni o i fogli a quadretti sono praticamente introvabili
7• L'età media del primo figlio per le donne è di 22/23 anni (e in Thanet, dove abito io, si riduce ulteriormente portando quest'area ad essere la zona con il maggior numero di figli fra ragazze giovanissime -15/16/17 anni- in tutta Europa)
8• I ragni sono diversi ed enormi (ENORMI!)
9• "Capitan Findus"si chiama invece "Birds eye"
10• In giro si vedono diversi tipi di targhe, perchè queste sono personalizzabili ed è una pratica piuttosto diffusa
11• Le patate si mangiano con la buccia, in qualsiasi modo siano fatte
12• Il 90% delle bustine di tè (in particolare quelle nelle confezioni convenienza) non hanno il cordoncino e vanno ripescate col cucchiaino
13• Tutti si mandano cartine/bigliettini di auguri per-ogni-dannatissima-cosa
14• La "Scottex" si chiama "Andrex" ma il cane è lo stesso
15• Non ci sono i cognomi sui campanelli
16• Peperoni = Salame piccante (es: sulla pizza)
17• I rubinetti sono separati, quindi l'acqua tiepida è un sogno
Grazie ad Alice che mi ha aiutato con la lista (e non solo).
Alla prossima
xx
G.

domenica 15 febbraio 2015

#17 i soldi comprano cose

Questi ultimi giorni sono stati positivi, c'era addirittura il sole.
Sotto i ritrovati cieli azzurri nulla di particolarmente nuovo o eclatante e' successo, ma tutte le sere sono andata comunque a dormire col sorriso e una bella sensazione.
Venerdi' io e Adel ci siamo trovate da Costa, abbiamo mangiato insieme, fatto un giro per i negozi, siamo andate a Ramsgate per cambiare dei soldi. Cose comunissime ma fatte con un perenne sorriso sul viso, qualche volta le lacrime agli occhi per le risate.
Ieri, invece, mi sono svegliata tardi con il sole che entrava dalle veneziane semi-aperte (io, da quando sono qui, non ho ancora visto nessuno scurone).
Ho fatto colazione con un nuovo pacco di avena per il porridge e poi sono uscita per andare a Margate al settimanale ritrovo con le ragazze al Cupcake cafe' di Margate.


e' un posticino carinissimo nella Old Town, il personale giovane e gentile, il clima accogliente, tutto buono e i prezzi davvero economici.
Cosi', li' ho incontrato la famiglia di Mette, venuti a trovarla dalla Norvegia per le vacanze dell'half term. c'erano tutti, mamma, papa', sorella, nonno e nonna. Mancava solo il cane. E' stato comunque un momento molto carino e io ho capito quanto non sappia il norvegese -ovviamente- e quanto questo non suoni come niente di umano o anche solo vagamente conosciuto.
Dopodiche', essendo San Valentino, io e Adel abbiamo lasciato Mette alla sua famiglia e siamo andate on a date a mangiare una pizza da Pizza Express.
Prima pizza mangiata in una "pizzeria" ed e' stata abbastanza buona, anche se ho scoperto di non ricordarmi come sia la vera pizza. So come non e' e so che quando ne mangero' di nuovo una diro' "giusto, proprio cosi'", ma per ora so solo che quello che mangio non sa come dovrebbe. Spero che il tutto abbia senso.
Fatto sta che abbiamo passato nuovamente un bel pomeriggio che si e' protratto per ore da WHSmith a guardare la cancelleria e poi da Boots provando tutti i profumi.
Quindi camminando verso casa mi sono messa a pensare che i soldi comprano cose (ebbene, direte voi, bella scoperta!, ma lasciatemi finire). I soldi comprano cose, bellissime cose alle volte, utili, piacevoli, cose che portano gioia, allegria, qualsiasi cosa.
Ma i soldi non comprano le persone, non comprano i sorrisi veri e i bei ricordi, quelli che scaldano il cuore.
I soldi mi hanno permesso di prendere e partire, ma non hanno comprato la sensazione di sentirsi a casa che provo da un po' di tempo a questa parte, la sensazione di appartenenza che e' piu' appagante di ogni cosa, meglio delle novita' e dell'adrenalina.
Perche' qui sto bene, tenuta in conto la salute che vacilla, il cibo scarso, la lontanaza da casa, tutte le cose che non mi piacciono o a cui si fa fatica ad adattarsi. Qui sto bene e sono felice di vivere in inghilterra a tempo determinato, anche se guardando i giorni passare e il numero che segna quelli che mancano per tornare diventare sempre piu' piccolo, mi sale subito la nostalgia.
nostalgia per tutti i posti che ancora non ho visto ma che visitero' a breve, per questa casa e il freddo, per questa gente.

soprattutto questa gente.
forse Josh ha convinto la mia hostmum a prendere internet come si deve, incrociate le dita per me.


"One day, 
I'll find just that friend who can see 
All this weird beauty 
Thrown right at me".
xx
Giulia.

martedì 3 febbraio 2015

#16 settimana di confetti

Poi mi spiegherete perché ci metto tre anni a scrivere un post.
Quello che devo dire lo so, sono giorni che me lo ripeto in testa, ma poi quando apro il tablet sinceramente mi perdo e quindi alla fine non concludo mai niente.
Questo post è dedicato alla settimana scorsa, freddissima fuori ma calda di emozioni.
Settimana in cui mia mamma mi ha dato dei confetti (quelli buoni con le nocciole dentro e dai gusti diversi) e da qui il titolo.
Lunedì - ripieno alla fragola
Non buonissimo, ma dolce.
La mattina mi sono svegliata abbastanza presto, emozionata ma anche un po' tesa e sono poi andata in stazione. Quando ho visto il treno arrivare mi sono ripetuta che non avrei pianto, che sono una ragazza forte e determinata... E invece quando mio papà è sceso dal treno e ho potuto finalmente abbracciarlo sono stata una fontana.
Era così strano e allo stesso tempo bellissimo averlo lì vicino, dopo così tanto tempo. Ed era così naturale, così giusto.
Insieme siamo poi andati in centro a Ramsgate a mangiare Fish&Chips e poi ci siamo diretti all'ospedale dove, dopo una discreta attesa, mi hanno preso l'ennesimo litro di sangue. Dopodiché siamo andati alla sua camera e successivamente qui a casa.
Ha conosciuto sia Alison che Josh e si sono piaciuti reciprocamente, anche se di questo non avevo dubbi.
Martedì - ripieno al cocco
Sorprendentemente buono, dolce, leggero. Di quelli che mangerei in continuazione.
Martedì era il giorno dell'endoscopia.
La mattina mio papà è venuto qui a casa mia e, mentre mi stavo asciugando i capelli, si è svolta la seguente scena.
Papà: "Giulia dove sei?"
Giulia: "In bagno, hai bisogno?"
Papà: "No, non ti preoccupare."
Faccio così per tornare alle mie cose, quando la porta del bagno si apre e mia mamma è lì, sorridente, i capelli più corti. Per un secondo non ci credo, non mi sembra possibile, ma poi realizzo che è pienamente nel suo stile. Così mi trasformo nuovamente in una fontana, che neanche quella di Trevi.
Lei non è venuta in treno, però, ma ha noleggiato una macchina e con quella -e tanta prudenza- guidiamo sul lato opposto della strada fino all'ospedale.
Qui, dopo un po' di attesa, mi iniziano a preparare per l'operazione: mi fanno cambiare, mi danno antibiotici come se piovesse, mi fanno sedere e aspettare. E aspettare. E aspettare. Due ore dopo, un dottore viene a parlarci e ci riferisce che lui è venuto da Canterbury per fare l'operazione, ma che sta per cancellarla.
Sì, esatto, ho scritto proprio cancellarla.
Questo perché i miei valori epatici sono nuovamente buoni e che quindi questo potrebbe significare che i calcoli nei dotti biliari si sono spostati/disciolti/non ci sono più. Dovrò fare quindi una TAC in dieci giorni da oggi e si spera che sia così, così che l'endoscopia non sia necessaria.
Per festeggiare, siamo successivamente andati tutti e tre a Margste al caffè più carino di tutti, poi all'albergo di mia mamma, poi nuovamente a casa.
Da qui, infine, siamo andati tutti fuori a cena ed è stata davvero una bella serata.

Top dolci

Mercoledì - ripieno al caffè
Buono, pieno di energie e vagamente amaro.
Mercoledì mattina mi sono svegliata vicino a mia mamma, una cosa che non mi capitava da tanto, e insieme abbiamo fatto una "full english breakfast" al suo B&B.

ma vogliamo mettere un cappuccino e una pasta? non c'è paragone
Successivamente, siamo andate a prendere papà e, dopo un fallimentare tentativo di andare in biblioteca per stampare alcuni documenti, considerati la pioggia, il vento e il freddo polare abbiamo ripiegato sul Turner Museum a Margate.
Abbiamo passato lì la mattinata, poi siamo tornati a casa e ho abbracciato nuovamente mia mamma prima che partisse, di quegli abbracci stretti di cui ci si ricorda, di cui bisogna fare scorta per le prossime settimane.

Giovedì - ripieno al cioccolato
Perfetto, il mio preferito.
La mattina di giovedì io e papà l'abbiamo dedicata alle varie commissioni: comprare i biglietti del treno, stampare i biglietti del volo, ecc...
Verso le undici siamo poi andati a Broadstairs, abbiamo visto la casa di Dickens e fatto una bella passeggiata in riva al mare, il tempo clemente. Era tutto perfetto e siamo tornati a casa con una bellissima sensazione e due gran sorrisi.
Fra le altre cose, poi, abbiamo comprato anche delle nuove corde per la chitarra di Josh e quindi ho ricominciato a suonare dopo tanto tempo.
Venerdì - ripieno alla nocciola
In realtà è un sapore indefinito, un po' come venerdì. Bella giornata, ma sapere che mio papà sarebbe andato via il giorno seguente era strano.
Siamo andati a Canterbury fino a metà pomeriggio, abbiamo girato per quelle belle stradine e visitato la cattedrale da veri turisti, pranzato in un bel posticino e concluso la giornata prendendo la pioggia.
Una volta a casa, abbiamo suonato di nuovo, poi io e papà siamo usciti a cena e poi sono andata alla sua camera.


Sabato - ripieno alla banana
Un confetto che ogni volta che mangio penso non mi piaccia, e invece mi sorprende sempre.
La mattina di sabato nevicava. Nevicava alla stazione dei treni dove ho salutato mio papà e nevicava lungo il tragitto fino a casa. Nevicava anche più tardi, nel pomeriggio, quando sono tornata a Margate e ho rivisto la Mette e l'Adel.
Ho sentito proprio di avere delle amicizie solide, genuine, gente che qui mi vuole bene e ne sono stata grata.
Domenica - ripieno alla menta
Verde come la speranza di poter ripassare cinque mesi di programma scolastico in tre ore in previsione della test week. Illusa.
Quindi ecco finito il mio riassunto in ritardo.
Ormai anche questa settimana è finita, i miei test sono andati tutti abbastanza bene, ho cucinato i crostoli, ascoltato The Tallest Man On Earth tutti i giorni e mi sono tinta i capelli di nero.
Concludo non con la solita canzone, ma con un pezzettino di poesia che mi è piaciuta tanto, tratto da: https://mmmontagna.wordpress.com/ , tutti i crediti all'autrice.

" non capisco perché ci venga naturale
tenere vicino il corpo
sentire il respiro
toccare i capelli
di una persona che se ne sta per andare
nel giro di secondi –
letteralmente parlando
e però ce li diamo lo stesso
cavolo se ce li diamo
ce li diamo di brutto"
Leggetela tutta perché merita: https://mmmontagna.wordpress.com/2014/12/04/gli-abbracci-o-unaltra-cosa-malinconica-ma-tranquilli-che-in-realta-sto-bene/
xx
Giulia.

domenica 25 gennaio 2015

#15 Cinderella abroad

Stasera stavo mettendo in ordine camera mia (avvenimento epico che verrà ricordato dai posteri), quando mi è venuto in mente che secoli fa qualcuno mi aveva chiesto qualcosa a questo proposito. Così sono andata su ask a controllare, ed ecco qui in super ritardo il post che mi era stato richiesto.
In casa non ho compiti precisi, ma cerco di dare una mano dove e quando posso.
Se sono da sola, lavo i piatti dopo aver mangiato e, nel caso ce ne siano altri, lavo anche quelli. Nel caso siamo insieme, invece, dipende: il più delle volte faccio la mossa, ma Alison mi dice sempre di no, che farà lei, che non le pesa. Ma almeno io mi offro.
È tutta una questione di equilibri. Abitudini che vanno cercate, costruite, ricordate.
All'inizio c'è chi si sbilancia, chi sotto la pressione di una nuova famiglia si trasforma in una donna delle pulizie. Non dovete farvi trovare a spazzolare le piastrelle con lo spazzolino per farvi accettare, bisogna solo trovare nuovi compiti da svolgere in nuovi ritmi.
La mia camera, continuando, è totalmente sotto il mio controllo - ahah.
Sta a me sistemarla, pulirla, blablabla. E lo faccio, giuro... Solo un po' meno del dovuto. Sono il tipo di persona che sistema per due ore, poi accumula roba per due settimane, poi sistema di nuovo, ecc...
Credo comunque che tenerla in uno stato quanto meno decente sia sempre un segno di rispetto. Queste persone mi stanno offrendo una delle loro stanze, i loro mobili, le loro coperte, perfino le loro decorazioni inutili (sul davanzale ho un carinissimo fiore finto dentro una bottiglia di vetro!), quindi tenere piuttosto pulito e sistemato mi sembra un atto di rispetto.


Per quanto riguarda il lavaggio dei vestiti, invece, sono viziata.
Io devo solo dividerli in bianchi e colorati e ogni tanto Alison mi chiede se ho qualcosa da lavare, io glielo do e mi ritorna pulito, profumato e asciugato.
L'unica cosa è che lei non stira, quindi teoricamente dovrei farlo io, se volessi.
La verità è che sono troppo pigra, ma anche che di camicie ne ho solo un paio che non uso spesso, mentre per il resto le cose sono inspiegabilmente quasi perfette, quindi non ce n'è bisogno.
Questo è tutto, direi.
Torno al calduccio sul divano a guardare l'ultimo episodio di Walking the Nile.
Domani rivedo mio papà e non mi sembra vero.
Se vado a dormire prima, domani arriva prima?
xx
G.

venerdì 16 gennaio 2015

#14 montagne russe

Chissa', forse e' piu' facile cercare di non essere tristi dove c'e' sempre il sole, dove il cielo e' limpido e la temperatura calda. Forse e' piu' facile stando lontano da questa pioggia che cade implacabile da un cielo perennemente grigio, che ti ricorda che anche tu vorresti lasciarti andare, cadere, piovere. Ci sono momenti di salita faticosa e poi di discesa spericolata e, ovviamente, per mandare a picco il mio umore ci vuole molto meno tempo e impegno che per farlo risalire. Anche se mentre precipita io, come se stessi fisicamente correndo, provo a frenarmi e a rallentare, la salita che poi mi aspetta per la riconquista della serenita' e' comunque piu' lunga e faticosa.
Ma si parte dalle piccole cose: le canzoni giuste nell'I-pod, un messaggio azzeccato, una parola, un gesto, un tramonto. Bisogna ripartire piano e ritrovare poco a poco la bellezza nelle piccole cose, ricordarsi come si fa a pensare ad altro, alle cose belle. Ricordare come preoccuparsi di meno e rilassarsi di piu'.
Dopo secoli di silenzio, nuovamente ciao a tutti.
Non ho internet a casa -di nuovo-, quindi scrivere sul blog diventa difficile, cosi' come la disintossicazione dalla tecnologia (avete mai realmente pensato a quante volte googlate qualcosa? incredibile).
Come cantano i Modena (che mi stanno facendo tanta compagnia in questi giorni) Niente di nuovo sul fronte Occidentale. La mia vita qui passa piu' o meno tranquillamente, se non fosse per il fatto che l'operazione che dovro' fare si sentiva sola, quindi ora le operazioni sono due. Ma si sopravvive e ci si diverte, cistifellea permettendo.
Sono quasi a meta' del programma e non so dove sia volato il tempo, ne' cosa aspettarmi dai mesi che mi restano.
Voglio tornare a casa, rivedere la mia famiglia, i miei amici, i miei posti. E allo stesso tempo non voglio andarmene da qui, da questa famiglia che mi fa sentire a casa, da questi nuovi amici che non so come faro' a salutare a giugno, dalle azioni che mi sono costate fatica, ma che ora sono abitudini.
piccolo aggiornamento, a ricordare che sono viva.
ho qualche idea per i prossimi post, ma dovro' scriverli a casa e poi pubblicarli qui in biblioteca, quindi a presto, non so bene quando.

"a chi va tutto bene, sempre tutto bene, sempre solo bene, fanculo."
xx
Giulia
ps: vorrei ringraziare tutte le persone che leggono, le visualizzazioni sono piu' di mille e non ci posso credere. davvero davvero davvero grazie.